La creatività di IT.A.CÀ Bologna 2020

Avrei voluto scrivere questo articolo di chiusura a fine novembre, dopo la conclusione della terza parte del nostro festival dedicata alla fotografia di matrice sociale; lo scrivo ora, perché il Dpcm del 24 ottobre 2020 recita chiaramente: «chiusura dei circoli culturali», gli spazi che avremmo allestito con le foto di Roselena Ramistella, il Gruppo Mignon, Guido Samuel Frieri… Telefonate, WhatsApp, ennesimo disorientamento pandemico, fino all’ultimo messaggio di Ivano Adversi dell’Associazione Terzo Tropico, che da ormai molti anni cura la sezione fotografia del festival: «Dobbiamo rimandare un’altra volta, sentiamoci presto, non arrendiamoci».

Così si racconta Simona Zedda responsabile coordinamento della tappa bolognese.

Credo che sia proprio con questo spirito che tutte le persone, in tutto il mondo abbiano affrontato questa situazione e abbiano portato avanti iniziative culturali, sociali e di turismo. Io posso parlare di Bologna e il suo territorio metropolitano, la città per cui organizzo il festival con gli altri tre moschettieri: Sonia Bregoli, Pierluigi Musarò e Damian Castro“.

Il programma di IT.A.CÀ Bologna era pronto a Marzo 2020 e poi il lockdown ha disallineato i legami che costituivano le molecole del festival. Abbiamo messo via il programma composto fino a quel momento e abbiamo ricombinato gli elementi con tantissime riunioni online. La rete di IT.A.CÀ, nonostante il momento difficile, ha risposto con entusiasmo e, se possibile, ha avuto uno slancio alchemico e creativo maggiore rispetto a quello che ha dato vita alle precedenti undici edizioni del festival: ci siamo sentiti chiamati a valorizzare e promuovere il territorio con più forza. Nonostante la consapevole incertezza del periodo in cui realizzare le iniziative e le difficoltà di ognuno di noi, abbiamo creato un nuovo programma per affrontare la situazione, per innescare la riflessione sul futuro, per contribuire alla ripresa del comparto turistico in chiave sostenibile.

Ed è questo lavoro di coprogettazione che ha dato vita al programma 2020: da maggio a giugno abbiamo realizzato una rassegna di eventi, quelli di formazione e di riflessione, con il contributo di tutta la rete nazionale, che paradossalmente non è stata mai così unita a chilometri di distanza. Successivamente abbiamo animato piccole reti locali sul territorio metropolitano con uno sforzo di immaginazione, la consapevolezza di creare qualcosa di veramente bello e utile per quando saremmo potuti uscire di casa; l’abbiamo fatto anche per noi stessi, perché l’immobilità non era una scelta praticabile.

dalle piattaforme online, dalle cloud, dalle mail e dalle telefonate, viaggiando attraverso le connessioni casalinghe, finalmente, dal 5 al 27 settembre, il festival ha raggiunto i luoghi raccontati, definiti, i percorsi tracciati su mappe digitali; i musicisti sono usciti da YouTube e hanno suonato dal vivo; dalle nostre scrivanie abbiamo ridefinito i confini della città, spostandoli fino all’Appennino a partire dalla bassa Bolognese che è diventata lo scenario di formazioni esperienziali, un concerto, itinerari a piedi e in bici, portando i cittadini a scoprire la bellezza e la complessità di paesaggi e storie sconosciute e troppo spesso sottovalutate.

Con la rete di Marzabotto abbiamo tracciato un nuovo itinerario: è bastato salire su un treno e, dopo 40 minuti, ci siamo trovati tra borghi del XVI secolo, aziende agricole, boschi di querce secolari; condivisione di esperienze, saperi, musiche e canti, in collaborazione con tante realtà del territorio che hanno saputo regalare ospitalità e calore.

Panettieri, apicoltori, cooperative sociali, guide escursionistiche hanno lavorato insieme sui colli bolognesi e al Parco Talòn, accogliendo i camminatori con racconti sulla terra, sui suoi prodotti, sul legame tra ogni singolo aspetto del mondo ambientale e agricolo e le nostre vite di tutti giorni, il pane appena sfornato con il miele d’orato direttamente dall’arnia.

E noi alla fine con la soddisfazione di aver regalato tutto questo alle persone che hanno fatto in tempo a iscriversi prima della chiusura delle iscrizioni contingentate; vedere le persone felici delle ore trascorse con noi, vederle entusiasmarsi per scorci mai visti a pochi chilometri da casa, la consapevolezza di averle fatte sentire a casa – ma per fortuna fuori da casa – è stata una consolazione per tutti i “no” che abbiamo dovuto dire a causa delle misure di sicurezza.

La “creatività” di IT.A.CÀ Bologna non è solo una parola usata e copia-incollata stancamente in un progetto per il bando di turno; la rete bolognese ha davvero dimostrato quanta energia, creatività e amore c’è nel lavoro di valorizzazione territoriale e quanto il territorio metropolitano sia abitato e animato da realtà capaci di rivoluzionare il modo di vivere ed esperire, non solo mostrando, ma condividendo la ricchezza e la complessità, la bio-diversità che si articola e si svela in ogni piccola porzione del territorio.

Un ringraziamento speciale a Simone Russu che ci ha affiancato nell’organizzazione del festival, Avola Giacoboni e Lidia de Vido, La Carovana onlus; Valeria Roberti, ExAequo Bottega del Mondo; Simona Larghetti, Roberto Tomesani e Adriano Cavaliere, Salvaiciclisti Bologna e Velostazione Dynamo; Zeid Nabulsi e Daniele Alberoni, Associazione Le nostre Api – Apicoltori Felsinei; Gianluca Maini, Alessandro Conte e Eugenia Marzi, Cooperativa Madreselva; Lorenzo Maini, B&B Ca’ del Genio; Lorenzo Burlando, Kilowatt; Umberto Mosetti e Marta Galloni, Sistema Museale di Ateneo – Orto Botanico ed Erbario; Marco Tamarri, Unione dei Comuni dell’Appennino Bolognese; Valentina Cuppi e Luca Lolli, Comune di Marzabotto; Rino Ruggeri, CAI Alto Reno; Loredana Elmi e Pietro Leggio, Pro Loco Marzabotto, Laura dell’Aquila, Il Giardino di Pimpinella; Gli Scarriolanti e Fragole e Tempesta; Matteo Martino e Susanna Scioni, Coop. La Piccola Carovana; Lorenzo Sandri Coop. Copaps; Matteo Calzolari e Silvia Bonzio, Forno Calzolari; Barbara Negroni e Andrea Passerini, Comune di Casalecchio; Federico Angelillo FormART; Chiara Nicolodi, Comune di Bentivoglio; Elisa Biondi, Museo della Civiltà Contadina-Istituzione Villa Smeraldi; Alessandro Mengoli, Coop. Anima; Francesco Fabbri, Associazione Gruppo della Stadura; Matteo Brusa e Davide Valacchi, Fondazione Silvia Rinaldi; Le Mondine di Bentivoglio; Scuola popolare di musica Ivan Illich; Ensemble Leuterius; Marinella, Centro Sociale il Mulino, Giulia Tamarri e Paola Ceccarelli, le nostre volontarie, il nostro tirocinante Pierluigi Cirasino e tutt* coloro che hanno contribuito al festival direttamente e indirettamente.

 

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