Tra amore per i luoghi e visione alternativa del mondo > Intervista a Syusy Blady

Cari viaggiatori e care viaggiatrici, oggi sul nostro blog siamo molto contenti di poter intervistare per voi Syusy Blady, conduttrice televisiva, cabarettista e scrittrice italiana che ha fatto del viaggio la sua vocazione e il suo lavoro. Molti di voi la ricorderanno per il celebre format televisivo – Turisti per caso, nato nel 1993, che la vedeva esplorare il mondo insieme a Patrizio Roversi, in onda in prima serata su Rai 2 e poi su Rai 3.

Syusy Blady

L’idea originale del programma era quella di riproporre agli amici, seduti in salotto, i filmati delle proprie vacanze, offrendo una visione del mondo alternativa, critica ma assolutamente originale, e mettendo in luce bellezze e particolarità spesso inedite o poco note. Nel 2004, la coppia ha dato vita a uno spin-off, Velisti per caso, ambientato su una barca a vela.

Syusy sarà ospite questa domenica 7 settembre all’interno della nostra emiliana Tappa IT.A.CÀ Valle Panaro – Spilamberto, Guiglia e Savignano S/P  2025 (MO), nel TALK VIAGGI NEL CLIMA: TURISMO RESPONSABILE IN UN CLIMA CHE CAMBIA | H 16.30 presso il Castello del Comune di Guiglia (MO)

Qual è stato il momento o l’esperienza che ha innescato la tua passione per l’esplorazione e il viaggio, facendoti capire che sarebbe diventata una parte fondamentale del tuo lavoro?

In realtà non c’è stato un momento preciso in cui ho deciso o ho capito che questo lavoro sarebbe diventato una parte fondamentale della mia vita. Diciamo che la prima volta che sono andata in India, ero un po’ in ritardo rispetto a chi, come gli hippie, ci era andato negli anni Settanta. Non ho avuto prima questa opportunità perché ho sempre lavorato, prima come insegnante, poi come animatrice. Essendo impegnata, sono partita solo un po’ più tardi.

Sono partita con una grande voglia di andare a vedere i luoghi di cui mi avevano parlato gli amici. In realtà, poi sono andata in un ashram, sono stata dal Sai Baba e poi ad Auroville, visitando l’India del sud. Lì ho capito che sarebbe stato molto importante e bello raccontare quello che vedevo.

È per questo che, avendo con me una piccola telecamera, ho iniziato a fare qualche ripresa. D’altronde, avevo già dimestichezza con i mezzi televisivi, perché facevo già televisione. Avendo l’opportunità, al mio ritorno, ho montato quelle piccole riprese e le ho mostrate a Giovanni Minoli, che all’epoca era il direttore di Rai 2. Lui ha detto: “Ma sì, montiamole e mandiamole in onda”. Da lì, il filmato è stato trasmesso, è andato bene e lui ci ha chiesto se avevamo altri viaggi.

A quel punto, abbiamo iniziato a viaggiare con uno scopo preciso. La mia idea, però, è sempre stata che viaggiando si imparano e si capiscono tante cose del mondo. Questo era quello che volevo fare: capire un po’ meglio il mondo e rispondere alle solite domande: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo.

Così, quello è diventato per me un mestiere e una parte molto importante della mia vita.

Il tema del festival IT.A.CÀ di quest’anno, “Custodire il Futuro – dalle scelte di oggi, il volto del domani” invita a riflettere su come le nostre scelte attuali possano plasmare il futuro. Come pensi che il tuo lavoro possa contribuire a promuovere un turismo più sostenibile e responsabile?

Sono molti anni, ormai una decina, che, da quando non abbiamo più fatto ‘Turisti per caso’ in Rai, ho continuato a viaggiare e continuo ancora adesso, quindi non ci sono problemi. Però, da quel momento in poi, la nostra concentrazione, anche della nostra società con Patrizio, è stata quella di lavorare sull’Italia.

Tutti ci hanno sempre chiesto qual è il posto più bello del mondo, e per noi è l’Italia. Per questo, raccontare l’Italia era molto importante, ma non quella del turismo di massa e dell’overtourism, quindi le grandi città e i luoghi più famosi dove vanno tutti, ma l’Italia minore, cioè i luoghi meno conosciuti.

Praticamente, sono molto in sintonia con il termine “IT.A.CÀ”, perché è proprio questo il lavoro, è questa la bellezza: raccontare un’Italia sconosciuta. L’Italia è talmente importante e ricca di opere d’arte, di storia e di bellezza che, dovunque tu vada, c’è una parte di questo racconto. E forse, è proprio nelle province che si sono sviluppati i luoghi più importanti, anche grazie alle strade che li collegavano, e in particolare l’Appennino per tutta la sua lunghezza.

Ecco, questi sono i luoghi che ho cercato di raccontare. Diciamo che in questi dieci anni, con italiaaslowtour.it (che ha una versione in italiano e una in inglese, proprio per l’estero), ho fatto questo: “ho raccontato centinaia di luoghi italiani, sia conosciuti che meno conosciuti”. 

Se si visita il nostro sito, si trova veramente di tutto, centinaia di filmati che adesso si possono vedere anche su AmazonPrime Video. Ci sono alcuni filmati che ho realizzato su AmazonPrime Video, e cercando, per esempio, ‘Polinesia’, si arriva anche ai nostri filmati di ‘Velisti per caso’, il nostro giro intorno al mondo.

Anche su YouTube, digitando ‘Per Caso Tv’, troverete centinaia di destinazioni all’estero e in Italia. Adesso siamo davvero dappertutto, basta che ci cerchiate.

Ritieni che ci sia una crescente consapevolezza e impegno da parte dei territori e quindi anche delle istituzioni, nel promuovere il turismo responsabile, valorizzando il ruolo centrale delle comunità locali e fondandolo su principi di sostenibilità, tutela dell’ambiente e rispetto delle delle culture locali?

Ritengo che questo modo di sentire sia molto diffuso, specialmente tra i giovani e tra le persone che vogliono allontanarsi da un mondo che, in questo momento, non è affatto interessante. Tra guerre, epidemie, intelligenze artificiali, crisi ecologica e, fondamentalmente, una crisi di valori, la risposta non può essere solamente un’industria diversa con auto elettriche. Non è un “verde” che nasconde semplicemente nuove industrie, altro consumo e altro uso del territorio.

Io credo sempre nella risposta personale per ogni cosa, dalla pandemia a questi temi, come la guerra. La cosa fondamentale è la consapevolezza delle persone e, di conseguenza, la risposta personale di ognuno. È un aspetto molto importante, e sto realizzando proprio un documentario su questo.

Nel mio lavoro racconterò l’esperienza di queste ragazze, amiche di mia figlia, e di mia figlia stessa, che hanno deciso di venire a vivere in un paese come Rocca Malattina o Guiglia.

Balli popolari nella Tappa Valle Panaro 2025

Credo che questa scelta, forse mossa dall’aver vissuto l’infanzia in questi luoghi, sia la vera risposta. Mia figlia, in questo senso, mi ha insegnato molto: è una risposta personale, una scelta di vita legata alla natura, alla semplicità, a un certo non-consumismo e all’idea di produrre in loco. Tutto questo si basa sulla consapevolezza.

Lo stesso vale per il turismo: la consapevolezza porta le persone a non gettarsi nelle masse dell’overtourism, dove l’esperienza è superficiale, ma a cercare un’esperienza diversa, più piccola ma molto più sentita, personale e approfondita. Quello che faccio è proprio raccontare, e lo faccio da sempre, perché solo dando contenuto a un luogo lo si può apprezzare davvero.

Un luogo non è fatto solo per essere visto, fotografato e per farci un selfie. Se si visita, ad esempio, la Pieve di Guiglia o Rocca Malattina, è necessario sapere qualcosa su di essa, approfondire e conoscere. Solo così il luogo diventa ancora più interessante, perché lo si può raccontare. Questo è ciò che amo fare, perché sono curiosa e non mi costa farmi raccontare le cose.

Tappa Valle Panaro 2025

Ringraziamo tantissimo Syusy Blady per essersi prestata alla nostra intervista e averci raccontato qualcosa di più su di lei e sulla sua grande passione per i viaggi; se volete incontrarla vi consigliamo di partecipare questa domenica 7 settembre al talk nel Comune di Guiglia (MO).

Vi aspettiamo!

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Sonia Bregoli
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