Riso e sorriso sulle rive del Mekong – Cambogia

Gennaio 2012

“Segui la puzza dei cadaveri e ti troverai in Cambogia”. Questa indicazione fu data da un soldato tailandese a Tiziano Terzani quando nel 1979 cercava un sentiero per rientrare in Cambogia e vedere con i propri occhi lo sterminio di un popolo governato, per quattro anni di demoniaca dittatura, dai Kmer rossi. Ovviamente, oggi la situazione è cambiata.

Uscito dall’aeroporto di Phnom Penh e presa la strada per il villaggio agricolo di Kdol Leu (circa 120 km a nord), meta del mio viaggio, gli unici odori forti li sento arrivare dal pesce, fermentato o essiccato in griglie di legno sistemate ai bordi della strada, o da quella sorta di cocomero spinoso che il è duriam. Per il resto del viaggio si sentono i profumi provenienti dalle piante tropicali, dalle erbe aromatiche e dalle pentole sul fuoco davanti alle case nelle quali bollono verdure, pezzetti di carne e di pesce. Viaggio in auto su una polverosa strada dissestata a pochi metri dal fiume Mekong; la recente alluvione ha danneggiato il fondo stradale, le buche continue e profonde obbligano a spostamenti da un lato all’altro della strada.

Arrivato a Khum Trea prendo il traghetto che mi porta sull’altra sponda dell’immenso Mekong. Ancora qualche chilometro e arrivo a Kdol Leu, un villaggio che si trova in una zona ignorata dalle guide turistiche. Qua il turismo è totalmente assente. Nemmeno io ci sarei venuto se mio figlio Luca, missionario,non fosse il parroco di questa zona.

I giovani della parrocchia mi accolgono con uno spettacolo di danze tradizionali, dalle casse degli altoparlanti la musica esce ad un volume altissimo. Capirò che questo è normale.

Con gli occhi guardo lo spettacolo, con la mente penso a ciò che maggiormente mi ha colpito in questa prima giornata cambogiana; mi accorgo che i ricordi sono già tanti, non voglio perderli. Decido di tenere un diario dove scriverò le mie impressioni cominciando dalle case allineate lungo il Mekong per centinaia di chilometri. Case a palafitta perché il fiume non ha argini e durante la stagione delle piogge allaga vaste aree. Case di legno con sottili pareti di foglie di palma intrecciate. Case di un solo locale con un piccolo retro, prive di qualsiasi servizio (mancano luce, acqua, gas). Case in cui sono entrato per conoscere le famiglie che le abitano e dove non ho visto alcun tipo di arredamento tranne le stuoie sulle quali dormire e un basso tavolo per usi diversi.

Case sull’acqua, abitate da vietnamiti emarginati. Case in cui ho visto situazioni di degrado che non ho avuto il coraggio di fotografare. Nel diario parlerò delle risaie, sterminate, e delle palme che le adornano; del lavoro faticoso dei contadini e dell’emozione che ho provato nel camminare sugli stretti e melmosi argini. Parlerò delle notti buie con un cielo stellato straordinario e del Mekong, tra i fiumi più inquinati del mondo, tuttavia insostituibile per la pesca, l’irrigazione, il bestiame e, purtroppo, anche per gli usi domestici.

Parlerò delle attività di missionari e laici, persone che “sognano un mondo migliore e cercano di realizzarlo” promuovendo lo sviluppo delle comunità nei campi dell’assistenza sociale, sanitaria e nell’educazione scolastica in un ambiente sociale caratterizzato da povertà, superstizione e tradizioni religiose.

Infine, parlerò delle iniziative dei cambogiani per uscire dalla povertà, come quella promossa da un’Associazione di Kdol Leu che coinvolge attualmente oltre 50 famiglie. Di queste iniziative voglio portare un esempio che ho conosciuto direttamente.
Si tratta di una Banca (con la B maiuscola), creata da un’associazione di Kdol Leu, che interviene in diversi casi.

La “banca delle sementi”: all’inizio della stagione del riso viene dato un quantitativo di semente alle famiglie aderenti che lo restituiranno sotto forma di riso.

La “banca del riso”: dopo il raccolto per consentire ai produttori di riso maggiore guadagno e forza contrattuale. Essa acquista la maggiore quantità possibile di riso dai soci coltivatori al momento della raccolta. Riconosce loro un guadagno superiore a quello imposto dai compratori esterni in quel momento; immagazzina il raccolto dei soci in un capannone esistente; vende il riso nei mesi successivi quando il prezzo sale.

La “banca dei polli”: vengono prestati ad una famiglia 10 polli; dopo un anno la medesima deve restituirne altrettanti (che vengono prestati ad un’altra famiglia), e tiene per sè i polli nati nel frattempo

La “banca dei maiali” (idem, un maiale per famiglia)

La “banca del gasolio” dove viene dato un quantitativo di gasolio per il funzionamento delle pompe d’irrigazione delle risaie, che deve essere restituito in denaro dopo il raccolto

Chiudo il diario, si torna a casa. É notte, le luci dell’aeroporto impediscono la vista delle stelle.

L’aereo si dirige verso Hong Kong poi un nuovo volo mi porterà a Malpensa. Dopo pochi minuti dal decollo so di sorvolare il Vietnam. All’inizio degli anni 70 ho dedicato molte delle mie energie giovanili a questo Paese in guerra; per fermarla, anche in Italia si formarono diversi comitati, a me fu chiesto di presiedere il comitato Italia-Vietnam di Castelfranco Emilia, il comune in cui abito da circa 70 anni. Mi sentivo onorato dell’incarico pur sapendo che la scelta dei miei concittadini poteva essere un po’ strumentale, infatti ero tra i non molti cattolici contrario ai massicci bombardamenti americani e all’uso di armi chimiche. Personalmente le possibili strumentalizzazioni mi interessavano ben poco perché ritenevo giusto quell’impegno, inoltre da diversi anni collaboravo ad attività di sensibilizzazione e di solidarietà internazionale attraverso conferenze e pubblicazioni, con raccolta di oggetti usati e vendita di prodotti provenienti dal terzo mondo, poi del commercio equo e solidale.

Torno a casa senza aver visto nulla di ciò che normalmente è proposto al turista interessato a visitare la Cambogia. Però ho vissuto un’esperienza memorabile. Mi auguro che anche altri possano farla. A mia moglie, forzatamente rimasta a casa per un infortunio a tre giorni dalla partenza stabilita, regalerò il mio diario sperando di poterne scrivere, presto, un altro insieme. Agli amici mostrerò una selezione di immagini cambogiane.

CISL – Area Cooperazione Internazionale
Roberto Bolelli

 

 

 

 

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