Transizione energetica: Valtaro e Valceno contro l’eolico industriale

Transizione energetica a misura di territorio e comunità: Valtaro e Valceno contro l’eolico industriale che mina l’integrità del paesaggio e impoverisce le aree interne.

A meno di un anno dal ritiro a ottobre 2024 del progetto del parco eolico industriale sul Monte Croce di Ferro presentato da Borgotaro Wind S.r.l. nel Comune di Borgotaro, a seguito dell’opposizione per criticità ambientali sia della Giunta Comunale sia della cittadinanza, è adesso il versante a sinistra del fiume Taro e tutto il crinale che unisce questa valle alla sua “gemella” Valceno, a essere predato dalla speculazione dell’eolico industriale di grande scala.

Il progetto PARMA A, preannunciato sul sito del MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) ma reso disponibile, con la sua mole di oltre 600 documenti che cittadini e amministrazioni locali hanno avuto solo 30 giorni per leggere ed eventualmente contestare, ha lasciato tutti, amministrazioni e cittadini, sbigottiti!

Rendering delle dimensioni reali che avrebbero le pale nella posizione reale rispetto al paesaggio, in contrasto con la chiesa di San Cristoforo in Val Vona, sopra Borgotaro.

Il ”parco” eolico PARMA A, calato sui nostri crinali dalla ditta Duferco Spa, conta 22 aero_generatori alti nel punto di allineamento tra la torre e le pale della turbina ben 206 metri. Alle 22 turbine del Parma A, che interessa i Comuni di Valmozzola, Bardi e Borgotaro si sommano le ben 25 del PARMA B (ancora in fase di verifica amministrativa), in una linea (per ora solo immaginaria) senza soluzione di continuità, con i Comuni di Bedonia e Compiano, l’Alta Val Noveglia nel Comune di Bardi e una propaggine distaccata nel Comune di Morfasso, nel piacentino.

Un totale di 47 torri che accerchierebbero totalmente le nostre valli e taglierebbero perpendicolarmente rispetto ai corsi dei due fiumi principali Taro e Ceno la visuale e l’accesso al crinale e ai rispettivi versanti. Sfatiamo da subito il mito NIMBY e quello dell’arretratezza culturale e produttiva delle aree rurali e interne.

Le Valli del Taro e del Ceno godono già della presenza di impianti rinnovabili, su scala nettamente ridotta rispetto al progetto qui osteggiato, tra centrali idroelettriche e solare installato sulle abitazioni (e anche un po’ di eolico), per una produzione che eccede già il fabbisogno reale delle popolazioni delle vallate. Inoltre a ottobre 2024 si è costituita, proprio nei territori che sarebbero maggiormente colpiti dall’installazione delle 47 mastodontiche pale, una Comunità Energetica Rinnovabile, la CER Appennino Ovest, con sede a Bardi.

Le CER hanno come obiettivo la condivisione a livello locale di energia prodotta da fonti rinnovabili basandosi sul principio di equilibrio tra produzione e consumo e sono un’alternativa valida e realistica non solo alle fonti fossili ma anche allo spreco di energia sia durante il trasporto sia nella fase di consumo.

Non delle Valli quindi arretrate e ancorate all’utilizzo delle fonti fossili, ma territori che già da tempo si sono autoregolati e organizzati per garantire energia pulita alle comunità, nel rispetto del paesaggio culturale e dell’integrità di boschi e crinali.

Foto di una delle faggete, dove c’è un sentiero in cui verrebbe creata una delle strade larghe 6 metri, per il trasporto dei materiali da costruzione e le pale!

Perchè siamo contrari ai progetti di eolico industriale Parma A e Parma B?

Tantissime sono le motivazioni di tipo tecnico e giuridico che costituiranno la base delle nostre opposizioni presentate al MASE, intessute dal comitato A.R.E.S. – Appennino Rinnovabile Emergenze e Strategia con il supporto di legali, geologi, esperti di anemometria, gestori di aree protette, archeologi, amministrazioni e anche da tanti cittadini e cittadine delle due valli. Tra queste:

  • Installazione in area non idonea in base al recente provvedimento regionale sulla localizzazione degli impianti rinnovabili.
  • La fragilità idrogeologica delle nostre aree, come di tutto l’Appennino, soggette a fenomeni franosi importanti.
  • Scarsa analisi dell’impatto ambientale, che non tiene conto dei probabilissimi impatti negativi che la costruzione del “parco” avrebbe sulla sottostante Oasi dei Ghirardi (Riserva WWF parte dei parchi regionali, area tutelata) a causa dello smottamento e scivolamento di fanghi nei torrenti che la attraversano, mettendo a rischio le popolazioni di specie protette a livello comunitario come il gambero di fiume.
  • Interruzione del corridoio di passaggio della fauna tra l’Oasi a sud e la ZSC-ZPS – Monte Barigazzo e Pizzo d’Oca.
  • La scarsissima analisi dell’impatto paesaggistico, che glissa sul fatto che piccole frazioni con siti di rilevanza culturale e storica verrebbero di fatto circondate e completamente eclissate dalle presenza di torri di acciaio alte più di 200 metri a pochissimi chilometri dagli abitati.
  • L’esproprio di terreni agricoli e boschivi, in una zona dove le eccellenza dell’agricoltura di montagna, per buona parte biologica e i prodotti tipici sono la spina dell’economia locale e di un rilancio turistico e culturale che ha visto un profuso impegno, anche economico, di tanti privati, aziende, amministrazioni e associazioni.
  • La mancata considerazione di aree archeologiche di crinale, da tempo segnalate e conosciute che in alcuni casi verrebbero completamente spazzate via dall’installazione delle pale.
  • L’interdizione, per anni, delle aree di crinale e di buona parte delle vie di accesso ad essi, che creerebbe problemi sia alla fruizione turistica e ricreativa di queste zone, sia alla circolazione pubblica. Lo sbancamento inoltre dei sentieri per la creazione delle vie di accesso ai luoghi di posa (strade di almeno 5-6 m di larghezza, in mezzo a quelli che ora sono boschi con sentieri larghi al massimo un metro), comprometterebbe irrimediabilmente la rete escursionistica, oltre che creare varchi paesaggisticamente distruttivi.

Oltre a tutte queste, e tante altre, motivazioni di tipo tecnico una domanda dovrebbe sorgere spontanea:

Per chi e perchè abbiamo bisogno di tutta questa energia?

Sembra mancare, al tavolo dei promotori della transizione rinnovabile a livello comunitario e nazionale, dei proponenti di progetti e delle ditte che si accalcano per ricevere immani commesse (e fondi pubblici!) la consapevolezza che la sostenibilità non sta solo nel cambiare il COME facciamo energia, ma anche il PERCHÈ.

Produciamo troppo e consumiamo troppo; per fare l’esempio di una industria tra tante, quella del fast–fashion che già ha prodotto abbastanza indumenti da vestire le prossime sei generazioni di esseri umani. Non possiamo affrontare la sfida del cambiamento climatico senza prima mettere in radicale discussione il modello economico-politico neoliberista basato sulla crescita perpetua (produrre per produrre, per sfamare un mostro mai sazio) che ci ha portato al collasso climatico oltre che sociale. C’è bisogno di decrescita, laddove possibile, di consumo consapevole (non solo del singolo ma delle comunità, delle città, dei territori), o la transizione energetica servirà soltanto a giustificare nuovi modelli di sfruttamento umano e ambientale.

Foto della manifestazione di domenica 26 ottobre 2025 sul Passo Santa Donna. Il tratto tra i Comuni di Borgotaro, Bardi e Compiano che sarà tra i più impattati.

Le comunità della Valtaro e della Valceno, ma anche quelle dell’entroterra ligure, della Sardegna, dell’Appennino Bolognese non ci stanno a farsi imporre dall’alto di diventare periferia industriale di un mondo al collasso e colonia energetica per industrie che se non inquinano con le emissioni, lo fanno con i propri prodotti e che scaricano il loro greenwashing sulle spalle di territori e popolazioni da loro considerate di serie B. Per questo sono nati comitati e movimenti ormai diffusi in tutta Italia:

È possibile mandare le proprie osservazioni di critica al progetto tramite le modalità indicate sul sito del MASE > LINK

DOVE SEGUIRE LE VICENDE DELLA VALTARO E VALCENO?

Seguono i link dove donare a VAL LECCA APS che sta raccogliendo, a nome del comitato spontaneo e dei cittadini, i fondi necessari a coprire le spese tecniche e legali per contrastare il progetto.

Ringraziamo le cittadine e cittadini delle Valli Taro e Ceno per la vivissima partecipazione, ai volontari per l’aiuto alla stesura delle osservazioni e al Coordinamento del comitato per il loro lavoro.

Blog IT.A.CÀ
Collaboratrice IT.A.CÁ Bologna
Abitante della Valtaro
Beatrice Morelli

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