Custodire il futuro a Brancaccio: la voce di Valentina dalla Parrocchia San Gaetano

Cari e care viaggiatori e viaggiatrici di IT.A.CÀ oggi vi portiamo nel cuore del quartiere Brancaccio, a Palermo, dove la Parrocchia di San Gaetano continua a essere un presidio di bellezza e resistenza, eredità viva di Padre Pino Puglisi. In occasione della Tappa IT.A.CÀ Palermo (19–21 settembre 2025), abbiamo intervistato Valentina Casella, volontaria della parrocchia. La sua testimonianza ci accompagna dentro le sfide e le risorse di un quartiere troppo spesso dimenticato, ma che ogni giorno sceglie la via della giustizia, della cura e della comunità.

Valentina Casella

Che piacere conoscerti Valentina! Ci racconti come sei arrivata a impegnarti nella Parrocchia di San Gaetano e cosa significa per te questo luogo?
Il mio servizio nella parrocchia San Gaetano inizia intorno al 2010, quando prendo consapevolezza di ciò che è il mio quartiere e di come quello che per me era normale in realtà non lo era e della fortuna che ho avuto rispetto altri miei amici, che questa fortuna non potevo tenerla per me, ma dovevo fare qualcosa e quindi ho scelto di investirla nel mio quartiere. È 4 anni dopo che tutto questo prende però il senso più vero e profondo. Nel 2014 inizia il servizio per strada, si forma il gruppo “I Care” il gruppo giovani della parrocchia, ragazzi di Brancaccio che scelgono di prendersi cura del proprio quartiere a cominciare dai piccoli.
 
Il servizio sulla carta prevedeva prendere i bimbi dalla strada e portarli a giocare in parrocchia, nella realtà c’è in mezzo tutta la fatica della fiducia nei nostri confronti, la resistenza dei bimbi e il desiderio di giocare senza perdere l’armatura che serve per sopravvivere per strada.

Bambini in Cattedrale sulla tomba di Padre Pino Puglisi

Quali sono le sfide più grandi che Brancaccio vive quotidianamente?

La sfida più grande che vive il quartiere continua ad essere il problema che investe tutte le periferie la fatica di non avere i servizi necessari. Senza ombra di dubbio il quartiere è cambiato tantissimo dagli anni ‘90, ma ancora tanto lavoro c’è da fare. Scegliere Brancaccio tutti i giorni non è qualcosa che tocca solo i singoli cittadini, ma dovrebbe essere la scelta istituzionale di una città, ma come vale per Brancaccio credo debba valere per le altre periferie della nostra città. Non ci può essere così tanta differenza tra il centro storico e le periferie a pochi chilometri o a 4 fermate di tram.
Allo stesso tempo, quali sono le bellezze o le risorse nascoste che spesso chi guarda da fuori non vede? 
La bellezza del quartiere è senza dubbio costituita, dagli occhi vivaci, dai sorrisi sdentati e dalle mani sporche dei nostri bambini, dal loro vociare per le strade e dalla loro meraviglia davanti un nuovo gioco. La risorsa che spesso non viene fuori sono proprio loro insieme alla gente del quartiere che prova continuamente ad alzare la testa, che ci ha messo la faccia già un mese dopo l’uccisione di Puglisi, stendendo un lenzuolo bianco al balcone. Una comunità di persone che silenziosamente lavora onestamente ogni giorno, che prova ad educare i propri figli coi mezzi che ha a disposizione, che sceglie di non scendere a compromessi anche se questa è da sempre la strada più lunga e complicata. Io so che tutta questa bellezza non sono riuscita a descriverla in queste poche righe, ma almeno un po’ di spazio spero riesca a prenderlo perchè solitamente non fa notizia.
 

I bambini nella parrocchia di San Gaetano

Ci puoi raccontare i progetti che la Parrocchia porta avanti oggi, in particolare con bambin* e giovan* del quartiere? 
Con bimbi e giovani proviamo a continuare le nostre attività di recupero scolastico, oratorio e catechismo, quello che è lo stile di una parrocchia. Immersi nella quotidianità c’è anche che segna la rinascita di una terra che può e deve essere libera. L’idea di un luogo bello da consegnare al quartiere, dove i bambini possono giocare in sicurezza sotto lo sguardo dei genitori, dei volontari e anche dei giusti della nostra città, dipinti su un murales di 80 metri che fa da cornice al parco giochi.

“Terra Promessa”, il parco giochi, su un bene confiscato

In occasione della Tappa IT.A.CÀ, ci sarà la piantumazione di alberi: che valore simbolico ha per voi questa azione in un quartiere come Brancaccio? 
Siamo su un bene confiscato alla mafia, un luogo che era legato alla famiglia Graviano, mandati dell’omicidio di padre Pino Puglisi e di tante altre terribili stragi e omicidi, una terra che è stata riscattata dal sangue di molti, Pio La Torre e Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino, Pino Puglisi e tanti altri. Su questa terra abbiamo scelto di mettere radici e simbolicamente sono le radici di questi alberi, che realizzeranno una piccola area verde a ricordare anche quello che era prima Brancaccio, parte della conca d’oro.

Bene confiscato del Quartiere Brancaccio

Cosa speri che chi partecipa all’iniziativa possa portare a casa da questa giornata di incontro e testimonianza?  
Spero che la gente che sceglie questa tappa possa portare con sè una bella storia e lasciare tutti i pregiudizi legati al quartiere, che già dal nome sembra un dispregiativo, in realtà Brancaccio è il cognome di un cardinale di origine napoletana, che possedeva vasti feudi nella zona.
 
Le parole di Valentina raccontano un Brancaccio fatto di bambini, di famiglie che non si arrendono, di comunità che piantano semi di speranza. La giornata del 21 settembre durante la Tappa di Palermo ci porterà proprio qui: alla Parrocchia di San Gaetano e poi sul bene confiscato ai Graviano dove oggi sorge Terra Promessa, per una visita e un incontro che si concluderanno con la piantumazione di nuovi alberi. Un gesto concreto che diventa simbolo di radici, memoria e futuro condiviso.

Blog IT.A.CÀ
Sara Stellacci
Comunicazione IT.A.CÀ Festival
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