Arte, comunità e impatto: l’approccio innovativo di Dire Fare Cambiare

Con iniziative che spaziano dalle scuole alle carceri, dai festival culturali alle comunità più fragili, Dire Fare Cambiare APS si distingue come una realtà vivace e innovativa capace di costruire ponti tra arte, diritti umani, sostenibilità e partecipazione. Nel tempo, i suoi progetti hanno ottenuto riconoscimenti non solo in Italia ma anche a livello europeo.

Abbiamo intervistato per voi Giulia Morello, presidente e fondatrice dell’associazione, per approfondire le attività in corso e il progetto cardine che da anni guida il suo impegno: valorizzare e dare voce alle realtà che generano un autentico cambiamento positivo nei territori.

Giulia Morello

Ciao Giulia, qual è stata lispirazione originaria dietro la creazione di Premio Cambiare, e come è cambiata la sua visione dal lancio nel 2022 fino alledizione 2025?

Il Premio Cambiare nasce da una convinzione profonda: la cultura è la quarta dimensione dello sviluppo sostenibile e uno straordinario strumento di attuazione dell’Agenda 2030. Non solo accompagna i processi di cambiamento, ma li rende possibili. Da qui l’urgenza di creare un luogo capace di riconoscere chi, attraverso l’arte e le pratiche culturali, genera impatto reale nelle comunità, cambiando immaginari e comportamenti.

Dal 2022 ad oggi il Premio si è trasformato in qualcosa di molto più grande di una semplice cerimonia: è diventato una piattaforma culturale nazionale, un ecosistema che mette in relazione artiste/i, attiviste/i, giovani, scuole, associazioni, territori, istituzioni e persone detenute. Nel 2024 il Premio è diventato ufficialmente nazionale e dal 2026 crescerà ulteriormente grazie ai nuovi progetti attivati, con attività che si sviluppano durante tutto l’anno. Un aspetto per noi fondamentale è l’effetto moltiplicatore delle buone pratiche: crediamo che raccontare ciò che funziona — ciò che realmente cambia la vita delle persone e dei territori — generi ispirazione e contribuisca a un cambiamento sistemico.

In questi anni siamo riuscite a far arrivare questo messaggio anche alle istituzioni, che hanno riconosciuto il valore del Premio e della sua narrazione positiva. Il mondo è pieno di persone, comunità e organizzazioni straordinarie che spesso lavorano lontano dai riflettori ma hanno un impatto enorme. Il Premio Cambiare nasce per dare loro voce, spazio e riconoscimento, perché il cambiamento diventi contagioso.

In che modo Premio Cambiare cerca di coniugare arte, cultura e impegno civico con obiettivi sociali e ambientali, e quali sono le maggiori sfide incontrate sul campo?

Il Premio nasce per dimostrare che arte, cultura e impegno civico sono leve fondamentali per generare cambiamento sociale e ambientale. Non consideriamo la cultura come un semplice “intrattenimento”, ma come quella dimensione capace di orientare comportamenti, immaginari e politiche.

Il nostro approccio si fonda su alcuni elementi chiave:

  • L’arte come motore di partecipazione e attivazione: attraverso linguaggi creativi riusciamo a coinvolgere persone molto diverse — artiste/i, comunità, scuole, persone detenute — creando processi inclusivi e trasformativi.
  • Il protagonismo giovanile: crediamo profondamente che i giovani non debbano essere solo “destinatari”, ma protagonisti del cambiamento. Per questo il Premio include percorsi pensati per dare loro spazio, voce e responsabilità. Il futuro sostenibile non si progetta senza di loro.
  • La narrazione positiva come strumento di cambiamento sistemico: raccontiamo e valorizziamo buone pratiche che funzionano, perché crediamo nell’effetto moltiplicatore degli esempi virtuosi. Le storie che scegliamo di premiare diventano modelli culturali, replicabili e ispiranti.
  • L’integrazione dei temi sociali e ambientali: ogni categoria del Premio è pensata per connettere creatività e Agenda 2030, lavorando su parità di genere, inclusione, contrasto alle discriminazioni, giusta transizione, diritti e sviluppo sostenibile. 
  • La costruzione di comunità: il Premio non è un evento isolato, ma un processo che produce relazioni, collaborazioni e percorsi condivisi durante tutto l’anno.

Le sfide maggiori? La prima è culturale: far comprendere che la sostenibilità ha una dimensione sociale e culturale imprescindibile. La seconda è strutturale: garantire continuità e risorse a progetti che richiedono tempo, ascolto e cura. La terza riguarda la creazione di alleanze solide tra istituzioni, realtà educative, tessuto sociale e mondo culturale. Nonostante questo, vediamo ogni anno crescere attenzione, partecipazione e soprattutto protagonismo giovanile. È la conferma che la cultura, quando attiva comunità e immaginazione, può davvero cambiare il mondo.

Può descrivere un esempio di progetto o iniziativa — premiata o candidata — che rappresenta secondo lei al meglio lo spirito del Premio Cambiare e che lha particolarmente emozionata o convinta?

Ogni storia premiata al Premio Cambiare rappresenta un tassello fondamentale della nostra visione: il cambiamento nasce sempre da persone, comunità e progetti che scelgono di agire con coraggio e creatività. È difficile sceglierne uno, perché ciascun premiato — dalle artiste e dagli artisti che lavorano su temi fondamentali come la parità di genere o l’antirazzismo, ai divulgatori e divulgatrici, ai/lle cittadini/e, alle realtà sociali, ai progetti ambientali — racconta un pezzo diverso e prezioso del nostro Paese.

Cito un esempio emblematico dello spirito del Premio, il Pastificio Futuro realizzato all’interno dell’Istituto Penale per i Minorenni di Casal del Marmo. È un progetto che unisce formazione, lavoro, responsabilità sociale e futuro. Un pastificio che nasce in un luogo di fragilità e lo trasforma in un luogo di possibilità: qui ragazze e ragazzi detenuti imparano un mestiere, costruiscono competenze e identità professionale, ma soprattutto riscoprono il senso di essere parte di una comunità. Quando abbiamo premiato questa esperienza, quello che mi ha colpita più di tutto è stato vedere come un’attività apparentemente semplice — produrre pasta — potesse in realtà diventare un gesto potente di rigenerazione, restituendo dignità, prospettiva e fiducia.

Come è nata l’idea di creare una collaborazione con il nostro festival IT.A.CÀ?

L’idea di collaborare con IT.A.CÀ nasce in modo molto naturale. Mi occupo di eventi culturali e di sostenibilità ambientale da tantissimi anni, e IT.A.CÀ è sempre stato un festival che ho seguito con grande interesse e stima. Ne ho sempre apprezzato la capacità di mettere al centro il territorio, le comunità e un’idea di viaggio che non consuma, ma rigenera.

Quando il Premio Cambiare è cresciuto ed è diventato una piattaforma culturale nazionale, ho sentito forte la necessità di dialogare con realtà che condividono la stessa visione: una cultura che non osserva il cambiamento da fuori, ma lo accompagna e lo genera.

IT.A.CÀ, in questo senso, è uno dei festival più affini alla nostra missione: racconta la sostenibilità attraverso esperienze concrete, dà voce ai territori, costruisce comunità, promuove un’idea di futuro basata sulla responsabilità (Premiazione Next Generation Italy 2025 a Bologna)

Premiazione Premio Cambiare 2025 | Tappa Bologna a Next Generation Italy

Guardando al futuro, quali obiettivi o ambizioni ha per Dire Fare Cambiare APS e il Premio Cambiare nei prossimi 3-5 anni? Ci sono nuove direzioni, priorità o temi che vorreste sviluppare?

Nei prossimi anni Dire Fare Cambiare APS e il Premio Cambiare affronteranno una fase decisiva di crescita. Il 2026 rappresenta per noi un vero salto di scala: grazie ai nuovi finanziamenti, ai progetti attivati e al riconoscimento istituzionale ottenuto, potremo strutturare il Premio come una piattaforma culturale nazionale stabile, capace di generare impatto durante tutto l’anno.

Le nostre ambizioni per i prossimi 3-5 anni sono chiare:

  • Consolidare il Premio Cambiare come punto di riferimento nazionale per le buone pratiche culturali, sociali e ambientali, diventando un osservatorio permanente sulle storie e sulle esperienze che trasformano il Paese.
  • Rafforzare il lavoro nelle comunità, ampliando attività e percorsi partecipativi con giovani, scuole, territori e istituti penitenziari.
  • Sviluppare una dimensione sempre più intergenerazionale e attenta al protagonismo giovanile, perché il futuro sostenibile si costruisce solo includendo le nuove generazioni nei processi decisionali e creativi.
  • Far crescere la rete nazionale, collaborando con festival, istituzioni culturali, enti locali, organizzazioni sociali e realtà educative che condividono la nostra visione.
  • Entrare più a fondo nei temi della giusta transizione, dell’inclusione, del contrasto alle discriminazioni e della sostenibilità culturale, integrandoli nei percorsi premianti e nelle attività annuali.
  • Dare continuità alle buone pratiche, valorizzando il loro effetto moltiplicatore: ciò che funziona deve essere raccontato, condiviso e replicato, affinché il cambiamento diventi sistema e non eccezione.

Il nostro obiettivo, in sintesi, è far sì che il Premio Cambiare non sia soltanto un riconoscimento, ma un’architettura culturale capace di accompagnare il cambiamento nel tempo, nutrendo comunità, immaginari, nuove forme di partecipazione e nuovi modi di pensare il futuro.

Ringraziamo Giulia per il tempo che ci ha dedicato nel raccontare il suo importante lavoro, vi consigliamo di seguirli sui  social per essere aggiornati sulle iniziative: @fbdirefarecambiare  | @IGdirefarecambiare

Blog IT.A.CÀ
Sonia Bregoli
Responsabile Comunicazione Nazionale IT.A.CÀ Festival 
Linkedin
sonia.bregoli@festivalitaca.net

Sonia Bregoli

Sonia Bregoli

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


YODA APS
Via della Salita 31, 40138 – Bologna (BO)
info@gruppoyoda.orgwww.gruppoyoda.org
C.F. 91161380372 – P. IVA 03267091209

Privacy Policy

Cookie Policy

Prodotto originale frutto delle menti felici e creative di Happy Minds Agency