Lipari, tra arte e spiritualità: il Museo Diocesano come custode della memoria delle Eolie

La tappa di IT.A.CÀ Isole Eolie si è conclusa pochi giorni fa, lasciando dietro di sé il profumo del mare e il segno profondo di incontri e scoperte.
Tra i momenti significativi, la presentazione del progetto di valorizzazione del Museo Diocesano di Lipari, guidata da Padre Bartolo Saltalamacchia.
Un racconto che unisce arte, fede e identità eoliana, testimoniando come la cura del patrimonio culturale possa diventare anche un gesto di comunità e di futuro condiviso.
Lo abbiamo intervistato per approfondire la storia e la rinascita di questo luogo speciale, simbolo di un dialogo continuo tra memoria e contemporaneità.

Ingresso del museo Diocesano di Lipari

Padre Bartolo, ci può raccontare brevemente la storia e il ruolo del Museo Diocesano di Lipari nel preservare il patrimonio delle Eolie?

L’idea di realizzare un Museo Diocesano nel cuore dell’isola di Lipari, all’interno dell’elegante palazzo che per secoli fu residenza abituale dei Vescovi di Lipari, nacque già negli anni ’90, a seguito dell’unificazione della Diocesi eoliana con Messina e Santa Lucia del Mela. Fin da subito, il proposito fu quello di preservare la memoria e il patrimonio storico-artistico e documentale di una comunità cristiana – quella liparese – che vanta origini antichissime (IV-V secolo) e tradizioni religiose peculiari, certamente a motivo della presenza delle reliquie dell’apostolo Bartolomeo ma anche per l’insistenza, sul territorio, di vulcani ancora attivi.

Gli interventi per l’attuazione del progetto iniziarono durante l’episcopato di Mons. Giovanni Marra, ma per una serie di circostanze si protrassero per lunghi anni. A spendersi energicamente per il completamento dei lavori e l’allestimento del percorso museale fu Mons. Giovanni Accolla, attuale Arcivescovo di Messina – Lipari – Santa Lucia del Mela, che nell’agosto del 2020 inaugurò le prime quattro sale espositive, a cui si sono aggiunte nel 2022 altre tre sale e la piccola cappella un tempo riservata all’uso privato dei vescovi.

Sin dagli inizi, pur nella sua breve vita, ritengo che il Museo Diocesano si sia offerto come luogo significativo e occasione preziosa per recuperare, custodire e valorizzare una parte fondamentale del patrimonio delle Eolie, sia a livello intellettuale che materiale. Per leggere e comprendere l’intera storia delle Eolie – che si affacciarono ben presto nei miti e nelle dinamiche del Mediterraneo – non si può prescindere infatti dall’elemento cristiano.

A livello materiale, dal 2020 ad oggi sono state restaurate e restituite alla collettività più di dieci opere pittoriche, su tela e su tavola. Grazie al percorso espositivo sono stati recuperati paramenti, suppellettili sacre, documenti d’archivio, ritratti ed elementi di statuaria sacra sconosciuti ai più e indicativi per la comprensione del territorio di ieri e di oggi.

Il palazzo stesso, il cui nucleo originario risale alla fine del 1500, è un luogo particolarmente significativo, sorgendo in un’area di grande interesse archeologico: vi si sovrappongono, a partire dal Neolitico, zone abitative, strade, strutture termali con mosaici pavimentali, apparati difensivi e una vasta necropoli. Durante i lavori di risistemazione dei bassi del Palazzo Vescovile sono stati rinvenuti anche ambienti ipogei e reperti connessi con la vasta area cimiteriale greco-romana e, secondo alcuni, con la sepoltura di Plautilla, moglie dell’imperatore Caracalla esiliata sull’isola.

Quali interventi di riqualificazione sono stati realizzati negli ultimi anni per rendere il museo più accessibile e fruibile?

Negli ultimi anni, anche a motivo dello stato di abbandono e usura di alcuni ambienti, si è provveduto anzitutto al consolidamento delle strutture, preservando le peculiarità del palazzo (come gli ottocenteschi pavimenti in maiolica siciliana) e realizzando interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche.

Grazie a un bando finanziato dall’Unione Europea – supportati dalla consulenza della società ALDA+ di Vicenza – sono stati compiuti importanti passi avanti per una maggiore e più ampia fruizione del percorso espositivo:
il Museo è ora dotato di un’audioguida scaricabile sul cellulare, pensata anche per i non vedenti; sono stati installati monitor interattivi per la lettura delle opere e la proiezione in LIS; ogni opera ha un QR code per approfondimenti specifici; ed è stato realizzato il sito web del Museo.

Parallelamente, è stata offerta alle guide turistiche una giornata di studi sul Museo e sulle questioni legate all’accessibilità, a cura dell’Associazione Oltre Magys Odv. Certamente resta ancora molto da fare, ma la strada intrapresa è quella giusta per rendere il Museo un luogo sempre più accessibile a tutti.

In che modo il Museo valorizza il dialogo tra storia, arte e comunità locale?

Le Isole Eolie sono un territorio affascinante sotto molti punti di vista. Mettere in dialogo i vari aspetti che le caratterizzano richiede un’attenzione specifica e un lavoro sinergico e continuato.

Il Museo, attraverso le sue opere, mostra come storia, arte e comunità siano strettamente legate tra loro, influenzandosi reciprocamente. Coinvolgere le nuove generazioni in questo dialogo è fondamentale per far crescere la voglia di riscoprire la ricchezza del nostro patrimonio, creando nuove opportunità e possibilità di restare sull’isola.

Aprendo le sue porte attraverso eventi, rassegne musicali e incontri per le scuole, il Museo si sta proponendo come laboratorio di idee e iniziative per una ripartenza, mettendo in rete le varie agenzie del territorio. I primi riscontri sono incoraggianti. Sono già stati individuati luoghi da recuperare e percorsi naturalistici legati alla storia locale: in questo, le opere d’arte diventano vere e proprie frecce direzionali.

Museo Diocesano di Lipari

Quali opere o collezioni del Museo ritiene più significative per raccontare l’identità culturale e spirituale delle Eolie?

Ogni pezzo del Museo racconta in fondo una storia.
Degne di nota sono certamente le opere pittoriche che, pur rispecchiando i gusti delle varie epoche, conservano le peculiarità del territorio e del sentire della committenza. Attraverso tali opere si possono intravedere scorci della Lipari antica, gli eventi più importanti, le influenze esterne e la devozione ai santi più amati – come San Calogero, legato alle terme dell’isola, o Sant’Agatone, protagonista di una tradizione eoliana sul ritrovamento delle reliquie di San Bartolomeo.

Altro elemento prezioso è l’Archivio storico diocesano, che custodisce ininterrottamente dalla metà del 1500 la memoria dell’intero Arcipelago: un vero scrigno di identità e memoria. Tra le sue carte si leggono le preoccupazioni dei vescovi, le vicende quotidiane della gente, i processi, gli scambi commerciali, i rapporti di forza tra le autorità e l’interesse verso le Isole da parte del mondo esterno.

Opere Pittoriche del Museo Diocesano di Lipari

Quali sono i progetti futuri del Museo Diocesano e come intende coinvolgere visitatori e comunità?

Il desiderio condiviso è quello di far crescere il Museo attraverso il coinvolgimento attivo delle realtà locali.
Valorizzando al massimo tale sinergia, l’intento è quello di “spingere” i visitatori a muoversi sul territori per riscoprire luoghi significativi – tra cui le numerose chiese monumentali e rurali – e percorsi naturalistici evocativi delle memorie del passato.

Prosegue inoltre l’opera di recupero e restauro di molti beni che attendono di essere valorizzati e restituiti alla collettività. A breve, un progetto di digitalizzazione dell’Archivio storico metterà in rete documenti che aiuteranno a comprendere meglio le opere e il contesto locale.

Con la collaborazione delle agenzie culturali ed educative, si spera di realizzare presto un catalogo delle opere e di riprodurre in copia le epigrafi cristiane dei primi secoli, per rimettere in comunicazione mondi apparentemente distanti ma parte di un’unica grande storia: quella che costruisce il nostro futuro.

Museo Diocesano di Lipari

Il Museo Diocesano di Lipari emerge come uno dei luoghi più emblematici del legame profondo tra le Eolie e la loro storia, custode di opere, documenti e memorie che attraversano i secoli.
Il lavoro portato avanti da Padre Bartolo Saltalamacchia, che ringraziamo molto per la disponibilità, mostra come la valorizzazione del patrimonio non sia solo un atto di conservazione, ma un modo per riattivare le relazioni con il territorio e con le persone che lo abitano.

 

Blog IT.A.CÀ
Sara Stellacci
Comunicazione IT.A.CÀ Festival
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