Ripensare la mobilità. Oltre la contrapposizione turismo/migrazione

Viaggio, fuga, erranza, pellegrinaggio, vagabondaggio, migrazione, turismo, sono solo alcune delle parole che esprimono uno spostamento di persone. Parole diverse che pongono l’accento su aspetti diversi (motivazioni, cause, mete, obiettivi del movimento) e dietro cui si nasconde spesso uno sguardo gerarchizzante, che discrimina perché non rende conto delle disparità e disuguaglianze insite nelle diverse categorie. A queste parole si associano immagini, stereotipi ed emozioni contrastanti, spesso opposte.

La pratica del viaggio e la relativa esperienza della diversità è preceduta da un immaginario sociale che non solo non riconosce i nessi tra turismo e migrazione – prova ne sia la quasi mancanza di letteratura che indaghi insieme i due fenomeni -, ma spesso li focalizza come diametralmente opposti. Eppure, per quanto oggi risulti essere prevalentemente sedentaria, l’umanità nasce nomade, in constante ricerca di ciò che risultasse essenziale per la sopravvivenza e il miglioramento delle condizioni di vita.

Il termine mobilità rimanda a un fenomeno da sempre esistente nella storia umana ma che nell’ultimo mezzo secolo ha assunto un ruolo particolarmente significativo, in concomitanza con il radicalizzarsi della globalizzazione e con l’affermarsi di tecnologie che hanno espanso la mobilità sia in termini spaziali che sociali.

Itaca | Ripensare la mobilità. Oltre la contrapposizione turismo/migrazione. Immagine testo

Illustrazione Lucia Grilli – Itaca_Contest immagine 2018

Sebbene la distinzione tra migrante e turista sia artificiale – frutto di definizioni statistiche, normative e fiscali utilizzate per delimitare il settore del viaggio e dell’ospitalità – a queste parole si associano immagini, stereotipi ed emozioni contrastanti, spesso opposte. Da un lato, i migranti o rifugiati percepiti come pesi morti, portatori di angoscia e pericolosità, da respingere in quanto problema sociale. Dall’altro, i turisti o viaggiatori descritti come ospiti da accogliere in luoghi confortevoli, quali portatori di un plusvalore immediato, in primis economico.

Come nascono queste diverse categorie? Quali significati simbolici e implicazioni politiche si portano dietro? Che relazione esiste tra il diritto di migrare e il diritto al turismo? E come questi si intrecciano con questioni che rimandano a una più ampia giustizia della mobilità, e a un più ampio diritto alla città?

Itaca | Ripensare la mobilità. Oltre la contrapposizione turismo/migrazione | Foto testo di Emanuela Piga

Emanuela Piga Bruni

Con l’intento di andare oltre una mera critica della cinetofobia (paura del movimento) e delle diverse forme che questa assume, questo numero di Scritture Migranti curato da Pierluigi Musarò e Emanuela Piga Bruni  invita a rimettere in discussione le fondamenta “residenzialiste” dello Stato-nazione e a sviluppare una nuova comprensione dell’interazione tra mobilità e appartenenza.

Esplorando i significati simbolici e le implicazioni politiche che le categorie migranti/turisti si portano dietro, il numero della rivista contribuisce a mappare l’emergere di un mondo dove la libertà di movimento è il principale fattore di stratificazione sociale.

Inoltre, l’insieme dei diversi articoli raccolti, attraverso prospettive disciplinari diverse e complementari, non solo rimettono in discussione le categorie di pensiero con le quali si definisce la pratica del viaggio e l’esperienza della diversità, ma contribuiscono a sviluppare nuove prospettive sulla mobilità intesa come un fenomeno sociale totale.
Un fenomeno su cui il nostro Festival rivolge l’attenzione da molti anni.

Link per scaricare e consultare la lettura. 

Buona lettura!

Blog IT.A.CÀ
Pierluigi Musarò 
Direttore festival IT.A.CÀ
Professore UNIBO

Itaca Ripensare la mobilità. Oltre la contrapposizione turismo/migrazione | immagine Pierluigi Musarò

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