Viaggio a Lamalera: un villaggio di pescatori fuori dal tempo

Cari amici viaggiatori e viaggiatrici, oggi vi parliamo del villaggio di Lamalera: una realtà singolare e remota, uno dei pochi posti al mondo in cui la pesca tradizionale a specie marine protette, pratica ormai in via di estinzione presso qualsiasi popolo, qua resiste ancora.

Lamalera è un villaggio di pescatori, arroccato sulla costa meridionale dell’isola di Lembata, all’interno dell’arcipelago di Solor, localizzato all’estremo oriente di Flores, nelle Piccole Isole della Sonda, Indonesia. Il villaggio conta circa 2000 abitanti e dista soli 65 chilometri da Lewoleba, capitale della reggenza di Lembata, nonostante ciò per raggiungerlo ci vogliono quattro lunghe ore di pulmino attraverso una strada strettissima che taglia la foresta pluviale. Il villaggio è un luogo surreale, dimenticato dal mondo dove il tempo sembra essersi fermato qualche secolo fa. Quattrocento case, una dozzina di strade, il resto spiagge e palmeti, sul bagnasciuga lunghe barche in legno dipinto si susseguono una dopo l’altra.

Lamparuk, Indonesia

Pesca tradizionale – ph. Francesca Riva

Un luogo lontano dalla portata dei turisti che ha due sole strutture ricettive per i viaggiatori più temerari.

La pesca tradizionale è una pratica che coinvolge tutti gli uomini del villaggio, essi cacciano solo gli animali che possono scorgere con i propri occhi; balene, delfini, orche, squali, marlin, mante e tartarughe sono tutte prede appetibili per i pescatori di Lamalera. Vanno a caccia utilizzando arpioni di ferro montati su canne di bambù, si lanciano dalle barche di legno sui dorsi dei capodogli, degli squali o dei delfini usando la forza del peso per ritrarre l’arpione. Cacciano per mangiare e utilizzano ogni singola parte degli animali catturati la cui carne viene messa ad essiccare al sole per poter essere conservata anche nei mesi invernali. 

La carne viene divisa tra tutte le famiglie del villaggio a scopo esclusivamente alimentare, dal grasso si ricava l’olio che viene barattato come combustibile e le ossa vengono utilizzate nella costruzione delle case o scolpite. Ogni abitazione e ogni angolo della strada sono infatti decorati con ossa di dimensioni spaventose; sono ossa di balene. 

Pesca tradizionale – ph. Fiorella Pantaleo

La pesca delle balene è una lunga tradizione nel villaggio; un’attività considerata illegale e feroce, qui diventa in realtà la principale fonte di sussistenza degli abitanti del villaggio, e quindi sostenibile. Una balena racchiude fino a 30 tonnellate di carne, sangue e midollo. Una balena riesce a sfamare per due mesi l’intero villaggio e, durante il macabro rituale del macello, non si butta via niente. 

Oltre a squali bianchi e balene, i pescatori cacciano quotidianamente delfini; anch’essi, seppur in maniera meno emblematica, rischiano l’estinzione a causa del surriscaldamento dei mari. È inoltre incredibile pensare quanto la percezione di questi animali possa cambiare da un estremo all’altro del mondo. In Occidente, i delfini sono visti come mammiferi sensibili e intelligenti, estremamente vicini all’uomo; siamo persino disposti a pagare per andare a vederli danzare o per nuotare con loro e sarebbe impensabile cacciarli. In realtà come quella di Lamalera, invece, diventano una delle principali fonti di sostentamento di un intero popolo e vengono cacciati senza pietà.

La pesca per questo popolo è una vera e propria lotta alla pari tra la preda e il pescatore attraverso la quale l’uomo dà dimostrazione della propria abilità e coraggio, spesso lanciandosi direttamente sull’animale e scaraventando l’arpione su di esso. Sembra quasi un retaggio di quel tempo lontano in cui, nel partire per l’oceano, l’uomo sfidava la natura e talvolta ci lasciava le penne. Questo tipo di pesca ha radici antichissime e assume la forma di un rituale ricco di superstizione e sacralità che rimane immutato da secoli e che si tramanda di generazione in generazione da circa seicento anni. Una tradizione ancestrale, testimonianza di un’autenticità che ancora resiste agli impatti della modernità. Una pratica in via di estinzione presso la maggior parte dei popoli marini del Sud del mondo, ma che a Lamalera sembra però reggere, immutata nel corso dei secoli. 

Lamalera – ph. Fiorella Pantaleo

Rimane aperto il quesito su come considerare a questa realtà così lontana da noi. Il territorio su cui sorge il villaggio è tendenzialmente roccioso, di origine vulcanica e dispone di ben pochi terreni produttivi; per questa ragione, ancora oggi la pesca è per gli abitanti di Lamalera tra le principali fonti di sussistenza e di nutrimento. 

È difficile crearsi un’opinione lineare sull’argomento; troppe le sfaccettature, le controversie da considerare. Certo è che prendere coscienza dell’esistenza di realtà così lontane e difficili può rivelarsi uno strumento di crescita unico, necessario per allargare i nostri orizzonti e perché no per proteggere i nostri mari e le specie marine e fermare la pesca industriale e distruttiva.

Sperando di avervi dato uno spunto per qualche nuova riflessione, ringraziamo Francesca Riva e Fiorella Pantaleo per le bellissime foto e vi auguriamo ancora una volta buon viaggio!

Blog IT.A.CÀ
Irene Pinto

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