Turismo contemporaneo nelle ‘città-zoo’ | Intervista a Vittorio Gimigliano (Officine Urbane)

Cari amici viaggiatori e amiche viaggiatrici,

oggi per il nostro blog abbiamo intervistato Vittorio Gimigliano, co-fondatore dello studio per la riqualificazione territoriale Officine Urbane e Urbanauti, coordinatore della tappa di IT.A.CÀ Reggio Emilia.

        Vittorio Gimigliano

Con Vittorio abbiamo discusso a proposito dei contenuti del convegno ‘Il turismo futuro, tra città e comunità’ tenutosi a Reggio Emilia nell’ambito del festival IT.A.CÀ nel 2018 (gli interventi sono disponibili a questo link). Focus del nostro confronto è stato l’impatto che hanno avuto gli sviluppi moderni dell’economia turistica sulla desiderabilità e sull’immaginario delle cosiddette “città-zoo”. 

Queste città sono meta di un turismo di massa invadente che deturpa in un certo qual modo gli spazi pubblici e altera il tenore di vita dei cittadini determinando importanti conseguenze a livello di fruizione della città soprattuto per quanto riguarda le comunità di residenti.

Quanto influisce la digitalizzazione delle informazioni nella costruzione dell’immaginario di una meta turistica? Venezia e Barcellona possono essere prese come esempio positivo o negativo di questo fenomeno?

La rivoluzione digitale della società contemporanea determina profonde trasformazioni antropologiche, sociali, culturali ed economiche. Oggi la società digitale si caratterizza per l’elevato potenziale di accessibilità alle informazioni.

Ogni secondo si costruisce, e si aggiorna, un archivio globale dell’immaginario in divenire, composto, nel dicembre 2018, da oltre 55 miliardi di pagine web. Un archivio vivente che si costruisce ancor di più sui social media: ogni minuto, su Facebook, sono caricate oltre 130.000 foto, su Youtube sono visualizzati 3 milioni di video.

È una produzione imponente di video, immagini e testi, che anticipa e amplifica la conoscenza di una meta turistica, ancor prima di raggiungerla. Si costruisce un immaginario visivo e narrativo prefigurativo, trasformando così il senso e lo scopo del viaggio. Non si viaggia per scoprire la dimensione reale. Si viaggia per confermare, nella dimensione reale, quanto scoperto nella dimensione digitale.

L’elevata accessibilità digitale alle informazioni prefigura così, al turista-viaggiatore, la dimensione esperienziale nella città, consolida e rafforza il processo di sightseeing nelle città, potenziandone ulteriormente la produzione di contenuti digitali accessibili. Si compone così un ciclo continuo ed inarrestabile di informazione-esplorazione-riproduzione.

Su questa immensa produzione di dati si va delineando la nuova frontiera del turismo contemporaneo: il turismo predittivo, di cui Booking.com o Tripadvisor saranno i prossimi pionieri.

Le città di Venezia e Barcellona rappresentano alcuni tra i principali archetipi di città turistiche che subiscono la trasformazione digitale dell’immaginario del viaggio. L’intensità, la frequenza, la quantità dei flussi turistici crescenti in queste città, si consolida in luoghi e direttrici predeterminate e sempre più affollate, determinando il paradosso di luoghi digitalmente accessibili nel mondo, ma realmente inaccessibili e fruibili nelle città, tanto per i turisti quanto per i cittadini.

Le conseguenze di questo processo di definizione dell’immaginario e di fruizione delle città, da parte dei turisti-viaggiatori, ha effetti devastanti sia per i luoghi che per gli abitanti della città.

 Turisti a Pisa

L’economia del turismo è la terza economia al mondo, in Italia il turismo rappresenta il 13% del PIL. In quale misura le comunità residenti in importanti luoghi turistici beneficiano economicamente di questi flussi economici, se lo fanno?

Può esistere comunanza tra un cittadino proprietario di uno o più abitazioni affittate a turisti tramite marketplace on line (es: Airbnb, Homeaway) o online travel agencies (es: Booking.com) e il cittadino alla ricerca di un’abitazione in locazione a canone sostenibile?

Qual è la comunanza tra la rendita annua di 24.000 euro, generata dalla locazione breve a turisti, per il proprietario di un alloggio di 50 mq in Via Mascarella, nel centro di Bologna, ed i 450 euro al mese di affitto pagato da una giovane coppia che vive nella stessa strada?

L’economia del turismo contemporaneo, in Italia, in Europa, nel mondo, è in crescita e sta generando conflitti, economici e sociali, nelle comunità dei residenti, tra i proprietari immobiliari e affittuari, tra i rentiers del XXI secolo e il ceto medio impoverito dalla Grande Crisi, tra le classe creativa e i lavoratori poveri.

In questi carsici, ma crescenti, conflitti socio-economici, i centri storici delle città, mete del turismo contemporaneo, si trasformano. E dopo un preliminare processo di museificazione dello spazio pubblico, prende forma una nuova città: la città-zoo.

Nella città-zoo la dimensione millenaria dello spazio costruito ed i suoi attuali abitanti sono l’oggetto di osservazione e archiviazione digitale del turista contemporaneo.

Il principale fruitore e protagonista della città storica contemporanea è il turista, non il cittadino.

E’ il turista, attraverso le sue scelte di sightseeing, generate dalla produzione digitale globale, che diventa strumento di condizionamento nella città le dinamiche di accesso al mercato abitativo e del lavoro, la composizione dell’offerta commerciale di vicinato, l’accessibilità ai beni alimentari primari, la configurazione del sistema infrastrutturale dei trasporti pubblici, la composizione dell’offerta culturale.

Parallelamente la dimensione globale del turismo contemporaneo genera processi di competitività tra le città per attrarre un crescente flusso turistico, con una conseguente mercificazione e brandizzazione dell’immaginario e dell’identità della città stessa e dei suoi abitanti.

L’obiettivo delle mete turistiche è di generare incoming, un esempio su tutti è la costruzione del nuovo aeroporto di Istanbul. In quanto esperto di riqualificazione degli spazi pubblici, che conseguenze hanno queste scelte per gli abitanti della città e per il consumo di spazi pubblicamente condivisi?

La realizzazione del nuovo aeroporto, o aerotropolis, di Istanbul ha richiesto la distruzione di 75 milioni di mq di foreste, laghi e aziende agricole.

L’aerotropolis di Istanbul, 2,5 volte più grande dell’aeroporto di Beijing, garantirà, nel 2028, oltre 200 milioni di passeggeri all’anno, 250.000 posti di lavoro diretti ed indiretti, ed un incremento del 4,89% delle entrate per l’economia nazionale turca.

Progetto dell’aerotropolis di Istanbul

Contemporaneamente, il governo di Erdoğan ha previsto la riconversione dello storico aeroporto internazionale Atatürk in un grande parco urbano, quale compensazione ambientale della deforestazione realizzata per il nuovo aerotropolis di Istanbul e, forse, anche per la distruzione dei 90.000 mq di Gezi Park, che determinò, nel 2013, forti proteste della popolazione di Istanbul.

Ma il turismo non è solo aeroporti. 

Lo spazio pubblico, le infrastrutture pubbliche, oggi subiscono, nella definizione di strategie, priorità, strumenti e progetti, l’influenza dei flussi attuali e potenziali dell’incoming: più velocità, per trasportare il turista-merce verso la città-meta turistica, più superfici per “stoccare” il turista-merce nella città-zoo.

Stazioni ferroviarie, people movers, dehors nelle piazze e strade dei centri storici: la città pubblica si trasforma profondamente, adattandosi alle esigenze del turismo contemporaneo.

Se è vero che per fare turismo responsabile bisogna costruire a partire dalla comunità locale, come è possibile farlo quando i cittadini delle grandi mete turistiche vengono alienati sempre più dal proprio territorio a causa dell’aggressività di attori come AirBnB?

Occorre che il turismo responsabile ripensi sé stesso. Le accelerazioni impresse dal turismo contemporaneo e dalla transizione digitale richiedono nuove risposte, tanto innovative quanto solidali.

Qual è oggi la comunità locale di riferimento, nella città turistica, con cui il turismo responsabile intende costruire nuove relazioni e azioni capaci di garantire equità, sostenibilità, inclusione, partecipazione, benessere per le comunità ospitanti e per il turista contemporaneo?

Il mutamento antropologico e culturale ed i conflitti socio-economici generati della società digitalizzata richiedono sia nuovi strumenti di analisi, sia una nuova visione politica propedeutica ad una progettazione turistica responsabile innovativa e contemporanea.

La città-zoo, in Europa, come nel mondo, è il nuovo campo di gioco per il turismo responsabile.

Occorre allora ripartire dal significato della città e dell’essere cittadini.

AirBnB, agevolata da un contesto di norme fiscali generali e locali alquanto fragili quanto anacronistiche, ha dato una risposta indiretta, ma straordinariamente efficace, alla rilevante perdita di valore del patrimonio immobiliare dopo la Grande Crisi: ha rigenerato, in pochissimi anni, il mercato delle locazioni di breve termine, un tempo marginale nelle principali città turistiche, determinando rendite esorbitanti, un tempo inimmaginabili, per la proprietà immobiliare.

Striscioni con la scritta “No agli appartamenti per turisti” nel quartiere della Barceloneta, a Barcellona, novembre 2016. (Pau Barrena, Afp)

La conseguenza socio-economica di questo processo di trasformazione del mercato immobiliare, dominato da medi e grandi proprietari immobiliari, è la crescente espulsione, dai centri storici, della domanda abitativa per locazioni di medio periodo.

Studenti, giovani coppie, anziani, famiglie, che non hanno redditi sostenibili per competere con la rendita da locazione temporanea, cercano soluzioni abitative nelle aree periferiche e marginali, spesso allontanandosi dai luoghi di studio, di lavoro e dai servizi di prossimità.

Oltre a destabilizzare il mercato immobiliare della locazione, AirBnB ha sviluppato strumenti e processi pervasivi, includendo ed emulando apparentemente i valori fondativi del turismo responsabile, adottando i principi dell’economia della condivisione.

AirBnB reinterpreta la parola citizen, definisce una specifica categoria di attori e protagonisti del suo mondo, e con essi costruisce una narrazione collettiva delle comunità locali, propedeutica alla ridefinizione dell’immaginario della città, delineando così il perimetro di campo per il nuovo di cittadino: l’airbnb-citizen. Nasce una nuova città nella città: è una città immaginaria, digitale, fatta di storie di airbnb-citizen per il turista onnivoro di esperienze.

Cosa è oggi la città, cosa significa essere cittadini, per il turismo responsabile?  

Alcuni progetti nati negli ultimi anni, nel mondo del turismo responsabile, possono aiutare a rispondere a questa domanda.

Penso, ad esempio, all’esperienza virtuosa di Hotel du Nord a Marsiglia e a Fairbnb: rappresentano due risposte innovative, inclusive e sostenibili, che rinnovano il senso della comunità locale, dei cittadini e della città, con cui costruire il turismo responsabile nella società digitale.


Quali esempi di buone pratiche può fornire una città come Reggio Emilia per la gestione degli spazi pubblici e per la valorizzazione delle comunità locali?

La contrazione delle risorse economiche e finanziarie a disposizione degli enti locali, dopo la Grande Crisi, la parallela atomizzazione e disintermediazione della società contemporanea nelle aree urbane, ha richiesto un profondo rinnovamento e ridefinizione delle politiche pubbliche locali, sia per la gestione dell’hardware (lo spazio) che del software (la comunità) di una città.

Nel corso degli ultimi anni, a Reggio Emilia, si sono avviate politiche urbane innovative per il riuso e la rigenerazione urbana di luoghi pubblici, dismessi, ai confini della città.

Attraverso lo sviluppo di politiche locali per l’economia solidale, ad esempio, si è potuto riattivare stazioni ferroviarie dismesse o rinnovare centri sociali in quartieri popolari, marginali rispetto alla crescente attrattività del centro storico della città.

Labart – il parco delle Arti a Reggio Emilia. Edificio realizzato con criteri costruttivi atti a limitare il consumo energetico e l’impatto ambientale, in conformità con i principi della bioedilizia.

Con il coinvolgimento e la partecipazione, attiva e propositiva, di diverse associazioni e reti territoriali di volontariato e cooperazione sociale, questi luoghi oggi accolgono funzioni ad alto valore di coesione e inclusione sociale: un centro di servizi per il volontariato, un emporio solidale, un incubatore di economia solidale, una ciclo-officina, una scuola di italiano per cittadini, alloggi per l’emergenza abitativa. 

Queste funzioni, tanto eterogenee quanto tra loro complementari, gestite direttamente da cittadini, incrementano l’intensità d’uso, il valore sociale, l’unicità e l’attrattività dei luoghi pubblici rigenerati: ricreano il senso di una comunità, da conoscere e riconoscere.

Il futuro della città, anche per il turismo responsabile, passa da qui: riportando le periferie al centro.

Cosa ne pensa dell’idea, contenuta nella legge di bilancio di recente approvazione, di far pagare ai turisti un ticket d’ingresso per l’accesso a Venezia e alle isole minori?

Sia nella dimensione collettiva e popolare degli eventi culturali dell’Estate romana negli anni ’70, come nella dimensione oceanica della folla al concerto di Venezia dei Pink Floyd nel 1989, il patrimonio storico-artistico e culturale nazionale ha assolto, ed ancora in parte assolve, ad una funzione di identità collettiva, sia di luogo che di memoria, spesso accessibile gratuitamente in occasione di grandi eventi culturali.

Una sera d’estate del 2013, a Firenze, il Ponte Vecchio, spazio pubblico assoluto, fu temporaneamente privatizzato e riservato ai partecipanti di una festa privata organizzata dalla Ferrari. Ebbe così inizio una profonda ridefinizione culturale, percettiva e valoriale, dello spazio pubblico e del patrimonio storico-culturale. 

Oggi sono molti i Musei nazionali italiani che, previo cospicuo pagamento, riservano aperture per feste ed eventi privati: beni comuni temporaneamente privatizzati.

Si consolida sempre più una visione esclusiva ed escludente, classista, dell’accesso e del godimento del patrimonio storico-artistico e culturale nazionale.

A Polignano a Mare, in provincia di Bari, quest’anno, durante il periodo natalizio, l’accesso al borgo antico medievale, per I non-residenti, era a pagamento: biglietto singolo 5 euro. È la mercificazione ultima, tanto banale quanto crescente, della città.

Quanto approvato nella Legge di Bilancio 2019 non mi sorprende. È una scelta coerente con la recente installazione dei tornelli di ingresso alle Fondamenta di Santa Lucia per “regolamentare” il flusso dei turisti. È  solo l’ultimo passo del cammino verso la città-zoo.

Vittorio Gimigliano 
(1970) Architetto, esperto di politiche urbane, housing sociale, pianificazione territoriale strategica ed economia solidale. E’ co-fondatore, nel 2010, di Officine Urbane. Nel 2013 avvia il progetto Urbanauti – viaggio ai confini della città, laboratorio permanente di ricerca indipendente sul rapporto tra comunità e spazio urbano. Dal 2014 coordina, a Reggio Emilia, il festival IT.A.CÀ – migranti e viaggiatori.

Blog IT.A.CÀ
Giovanni Nolè

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