L’Italia selvaggia | Intervista all’autrice Elisa Nicoli

Carissimi viaggiatori e viaggiatrici oggi nel nostro blog siamo in compagnia della scrittrice Elisa Nicoli che sarà nostra ospite nella 10° edizione di IT.A.CÀ Bologna ( 25 maggio – 4 giugno 2018) per presentare il suo libro “L’Italia Selvaggia” nella giornata di martedì 29 maggio 2018 presso Dynamo la Velostazione a Bologna. Intervista a cura di Irene Pinto.

Elisa Nicoli. Foto di Gianni DOnvito

Cara Elisa, leggendo il suo libro è emersa la sua passione per i viaggi “lenti”, quelli nei quali si può immergere a 360 gradi nell’ambiente in cui si trova, godendo di tutte le sue specificità che altrimenti rimarrebbero nell’ombra. Alla luce di ciò, per iniziare mi piacerebbe sapere: cosa l’ha spinta a scrivere questo libro? È un progetto sul quale ha a lungo meditato o è stato invece dettato da una sorta di illuminazione improvvisa?  

Nulla di particolarmente romantico, in realtà. È un’idea che mi è precipitata addosso dalla mia casa editrice Altreconomia. Dico precipitata, perché non mi sarei mai aspettata di scrivere un libro sul cammino. È un’attività che pratico da quando ho 3 anni, quando ho conquistato il mio primo 3000. Una passione che ho da sempre, talmente scontata che non mi sono mai sentita “esperta” in materia. Un libro su questa tematica mi è parso completamente fuori luogo, anche perché vivo in Alto Adige, terra che di selvatico non ha assolutamente nulla. In preda allo shock e all’ansia da prestazione ho passato i primi mesi a chiedermi perché io, perché scrivere un libro sul selvatico… riflettevo e restavo bloccata.

Poi, pian piano, mentre selezionavo i territori da descrivere nel libro mi sono lasciata coinvolgere… e mi sono resa conto di conoscere in maniera quasi nativa il linguaggio specifico delle guide per viaggi a piedi, la lettura delle carte topografiche, l’immedesimazione in un territorio… Scrivere un libro di cammini nell’Italia selvaggia mi è sembrata la cosa più naturale che potessi fare.

Quali sono a suo avviso le peculiarità e gli aspetti innovativi, in termini di struttura o di contenuti, de “L’Italia selvaggia”? In cosa si differenzia da altre guide o manuali da lei esplorati che si occupino di un analogo genere di turismo sul territorio italiano?  

In realtà non ho mai avuto bisogno di consultare guide. Ho sempre aperto una mappa e deciso dove andare, cercando di leggere il territorio dalle linee altimetriche e le ombreggiature dei lati Nord. Nella pratica quindi non posso fare un confronto. Le guide per cammini le ho solo immaginate, raramente sfogliate. Nella mia testa sono noiose, tecniche, distaccate. Quello che invece vorrei che emergesse – almeno dalle 12 schede (su 16) che ho scritto io – è l’amore per quel singolo territorio, la voglia irrefrenabile di esplorarlo in ogni anfratto.

Un’idea che mi è piaciuta molto, voluta da Massimo Acanfora, editor e scrittore di parti del libro, è l’introduzione di ciascuna scheda con la voce in prima persona di una donna o -più spesso- un uomo legata/o a quella zona. Un approccio, quindi, “da dentro”, profondamente coinvolto. Un libro, innanzitutto, di ispirazione.

Il fenomeno della wilderness è ad oggi ancora poco praticato rispetto a quel tipo di viaggio più semplice in termini di dispendio energetico e di coinvolgimento emotivo. In che modo pensa sia possibile avvicinare le nuove generazioni, abituate a trovare soluzioni di viaggio pratiche e low cost attraverso svariate piattaforme, a un tipo di turismo più totalizzante?  

Il cammino nel selvatico è poco praticato e per fortuna. Se ci fossero troppe persone a camminare nella wilderness… il territorio diventerebbe un ennesimo parco giochi in stile Dolomiti. Certo, pubblicare un libro che istiga le persone a frequentare le aree più isolate d’Italia rischia di danneggiarle. La wilderness, però, si protegge da sola. Laddove il territorio non venga attrezzato appositamente, la vegetazione avrà sempre a meglio.

Lagorai, bivacco. Foto di Paolo e Nicola Philipp Dalmolin

Oltre al fatto che spesso una zona è selvaggia perché ha delle caratteristiche morfologiche che la rendono tale, sfoltendo a valle il numero di persone in grado di affrontarla. Non credo ci sia una differenza tra nuove e vecchie generazioni rispetto al modo di avvicinarsi alla natura. Penso sia solo una questione di abitudini. Se non conosci la natura selvaggia, non sai che cosa ti perdi. Se nessuno ti ci ha mai portato, non ti rendi conto di quanto ti manca. Se sei così fortunato, invece, da riuscire a passare una notte in un bivacco autogestito… il rischio poi è di soffrire di una tremenda nostalgia di quell’immersione tra rocce e boschi e la notte densa di suoni che nulla hanno a che vedere col rumore della città.

E ora torniamo a noi di IT.A.CÀ.. Cosa si aspetta dalla partecipazione al nostro festival insieme a Simona Tedesco – direttrice della rivista di viaggi “Dove”? Quale target mira a coinvolgere maggiormente e che tipo di messaggio vorrebbe lanciare?  

Purtroppo non potrò partecipare al festival a Bologna di persona, perché sarò in viaggio. Al mio posto il libro sarà presentato da uno dei coautori, Enrico De Luca di ViaggieMiraggi.

La prima edizione di questo libro è andata a ruba. E tutti i miei dubbi sull’opportunità di una pubblicazione sul tema wilderness si sono dissolti. Il target dei miei sogni è il cittadino imbruttito, quello che non ha mai avuto la possibilità di dormire a stretto contatto con la natura e di sentire quella dolorosa nostalgia quando ne si è lontani. Una persona che si muove solo su quattro ruote. Però penso che alla fine il mio libro sia stato acquistato principalmente da camminatori alla ricerca di qualcosa di diverso, lontano dalle rotte classiche, dal turismo di massa che purtroppo uccide anche i nostri territori più affascinanti. Partecipare al festival di Itaca è una preziosa opportunità in più per fare conoscere questo libro e per ampliare il numero delle persone che potrebbero appassionarsi all’esplorazione selvaggia. O più semplicemente per aumentare il numero delle persone in grado di lasciare le rassicuranti quattro mura, per immergersi negli odori, colori e suoni di un’avvolgente natura.

Majella, anticima del monte Focalone. Foto di Elisa Nicoli

Sito web | Elisa Nicoli  – Scheda del libro

Ringraziamo Elisa per averci anticipato quello che presenterà alla tappa bolognese del festival, vi aspettiamo e vi consigliamo la guida per conoscere il nostro paese attraverso un esplorazione selvaggi.

Buona lettura 🙂

Blog IT.A.CÀ
Irene Pinto

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