Appennino atto d’amore | Intervista allo scrittore–camminatore Paolo Piacentini

Cari amici viaggiatori e amiche viaggiatrici in occasione della presentazione del libro “Appennino atto d’amore” di Paolo Piacentini – che si è tenuto sabato 26 maggio 2018 a Bologna assieme allo scrittore/camminatori Wu Ming2 e Marco Tamarri (Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese) – abbiamo intervistato l’autore stesso che ci ha parlato del libro e della situazione dell’Appennino Bolognese.

Paolo Piacentini

Da dove è nata l’idea che ha portato al viaggio raccontato in “Un viaggio d’amore per l’Appennino”?  

 Il viaggio nasce da un’idea condivisa con il mio più grande amico Peppe e la voglia di viaggiare per un mese lungo l’Appennino per scoprirlo nel profondo,  a passo lento. Un  progetto che nasce dopo tanti anni di trekking vissuti in lungo e largo tra Appennini e Alpi. L’occasione è la festa per un passaggio importante delle nostre vite e quale modo migliore di viverlo prolungando la festa lungo 900 km  per un mese, uscendo momentaneamente dal modo ? Un viaggio intimo ma con la voglia di raccontare le piccole storie che danno un senso al nostro amore per la “spina dorsale” dell’Italia.

Ci racconti di questo libro: cosa troviamo al suo interno?  

Il libro è diviso in tre parti. La prima è un’analisi dell’Appennino di oggi, con uno sguardo rivolto soprattutto ai territori feriti dal recente sisma che ha messo in ginocchio aree molto importanti dell’Italia Centrale. E’ un’analisi a volte molto critica e preoccupata per quello che può essere il futuro di questi territori ricchi di storia e appartenenti a paesaggi meravigliosi. La parte centrale è occupata dal racconto di viaggio con il mio grande amico Peppe, una narrazione che non è solo un diario di viaggio ma anche una sorta di megafono delle piccole grandi storie che danno speranza alle nostre montagne. Speranza ma anche denuncia di un abbandono che continua nell’indifferenza di troppi attori istituzionali.  

In un intervista per Repubblica ha detto che “c’è bisogno di un’alleanza tra città e montagna” vuole approfondire questa frase?  

Parlo di nuova alleanza tra città e montagna perché il gap tra la consapevolezza del valore inestimabile delle risorse rinchiuse nelle nostre montagne e quello che accade realmente nel momento della fruizione “vacanziera” del mordi è fuggi è troppo alto. L’Appennino, come dice Paolo Rumiz, è il luogo delle nostre origini ed in fondo tutti apparteniamo a queste montagne da cui ricaviamo le risorse vitali: acqua, boschi, biodiversità animale e vegetale, eccUna nuova alleanza tra città e campagna vuol dire, quindi, una fruizione sostenibile e responsabile di territori fragili che hanno abbandonato, purtroppo, la loro cultura rurale capace di interpretare e gestire i segni del territorio per lasciare spazio al pensiero unico del modello urbano. C’è una necessità impellente di aiutare le popolazioni dell’Appennino a riprendersi cura del territorio, intrecciando antichi saperi e forte innovazione, con una città che aiuti questo processo modificando il proprio approccio “consumistico” ed inconsapevole. Da questa nuova alleanza dovrebbe nascere quello che oso definire “Nuovo Umanesimo”.

Che consiglio vuole dare a chi si vuole avvicinare ai cammini?  

Per chi vuole iniziare a praticare la bellissima esperienza del Cammino di più giorni lungo i grandi itinerari storico- culturali o escursionistici consiglio di metterci molta testa e tanto curiosità. E’ ovvio che anche l’allenamento fisico è importante, soprattutto per chi conduce una vita sedentaria, ma se con la mente non entriamo nella giusta dimensione la resistenza alla fatica o alle difficoltà rischia di essere troppo bassa e quindi si rischia di abbandonare il cammino.

In alcune interviste ha parlato di “cammino militante”, cosa intende con questa espressione?  

Per cammino militante intendo una pratica ben precisa che sto cercando di lanciare a livello nazionale raccogliendo, tra le altre cose,  un bellissimo manifesto di alcuni giovani animatori di “Cammini” e riprendendo alcune campagne ed intuizioni della Federtrek, come quella legata all’adozione dei sentieri. 

Troppo spesso anche le persone più sensibili fruiscono dell’attività escursionistica solo come gesto puramente ludico, ma senza togliere nulla a questa sacrosanta esigenza di svago, sarebbe molto importante far diventare le nostre camminate di gruppo o in solitaria anche un momento di conoscenza lenta e profonda dei territori, per aiutarli a promuoverli e difenderli dal potenziale degrado o abbandono.

Seguite il link se volete conoscere meglio FederTrek – Associazione di escursionismo e ambiente.

Buon viaggio! 🙂

Blog IT.A.CÀ 
Giulia Freguglia 

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