Free Walking Tour Italia: progettazione culturale comune e indipendente

Cari amici e care amiche

oggi all’interno del nostro blog siamo in compagnia dei ragazzi della sezione bolognese di Free Walking Tour Italia: Alessandro Ferrari, Emmanuele Boschetti e Giovanni Bottari, non che partner di questa decima edizione di IT.A.CÀ Bologna che si terrà dal 25 maggio al 4 giugno 2018.

Alessandro Ferrari, Emmanuele Boschetti e Giovanni Bottari 

La rete nazionale dei Free Walking Tour Italia nasce nel 2016 come piattaforma culturale indipendente, che mira a creare una maggiore connessione e condivisione tra individui e comunità locali, attraverso city-tour e una progettazione culturale comune e indipendente. All’interno di questa piattaforma nazionale, ogni sezione territoriale svolge le proprie attività in modo autonomo, mantenendo la propria individualità. L’obiettivo di fondo è quello rendere sempre più accessibile il patrimonio culturale del territorio, inteso come bene comune, ridefinendo la visita guidata attraverso il contatto diretto e la conoscenza del luogo da parte di chi lo vive.     

Buongiorno ragazzi, per prima cosa vorrei sapere: come siete venuti a conoscenza di Free Walking Tour Italia e come è avvenuto il vostro inserimento in questa realtà? Cosa vi ha indotto a prendervi parte?  

In verità lo sviluppo dei due progetti è avvenuto in concomitanza. Abbiamo iniziato a lavorare sul concept del Free (tips-based) tre anni fa. Il progetto pilota Free Walking Tour Modena è stato sviluppato a partire dal 2016. Visti i risultati positivi che il progetto stava ottenendo a livello locale, sia in termini di visibilità che di partecipazione, ci siamo detti perché non provare a costruire un percorso più ampio, inclusivo, che trascendesse il locale e potesse costruire nuovi orizzonti di collaborazione inter-territoriale. Siamo entrati in contatto con altre realtà Free Walking Tour italiane e quasi immediatamente abbiamo percepito la volontà di collaborare al progetto di rete, per creare maggiore sensibilità e informazione rispetto ad un tema molto attuale, l’accessibilità al territorio.

É nato così Free Walking Tour Italia, una piattaforma online ibrida che ad oggi include 18 realtà cittadine, con l’obiettivo di costruire reti turistico-culturali alternative sui territori, inclusive e complementari a quelle tradizionali.

Qual è il target dei free walking tour bolognesi? Qual è la vostra percezione del turismo cittadino?  

I partecipanti alle nostre attività sono molto vari tra loro, sia in termini di provenienza, ma anche di età ed estrazione sociale: dal viaggiatore solitario, giovane, e con un budget limitato, al gruppo di mezza età, non organizzato, che decide all’ultimo di visitare la città e magari possiede risorse maggiori. Registriamo tanti partecipanti stranieri ma anche italiani, e tra loro non mancano i bolognesi, che hanno voglia di riscoprire la propria città. Credo che Bologna sia una città estremamente aperta e volenterosa ad accogliere, non solo turisti. Tanto è stato investito negli ultimi anni per trasformare la città in una metà turistica nazionale, e i risultati si iniziano a vedere.

Ciò che noto però è spesso chiusura all’interno del settore rispetto a nuove realtà, giovani, che stanno crescendo e offrendo attrattiva. Se ci fosse maggiore dialogo e cooperazione tra gli operatori del turismo e le nuove realtà culturali, questo andrebbe a beneficio di tutti, della città in primo luogo.

I vostri itinerari sono del tutto estranei all’industria turistica tradizionale, che troppo spesso mette a disposizione dei pacchetti preconfezionati, fornendo attività e informazioni ormai datate e cristallizzate nell’immaginario comune, che non tengono conto dei cambiamenti socio-culturali con cui ci confrontiamo ogni giorno. Come pensate sia possibile creare una sensibilizzazione diffusa ad un turismo che, come il vostro, stia al passo coi tempi, offrendo spunti di riflessione sempre nuovi?  

Il turismo in Italia è un settore estremamente sensibile, per i numeri che muove, e un terreno delicato, dove è difficile entrare e, una volta entrati, facile inciampare. Noi crediamo sia oggi fondamentale, ai fini di uno sviluppo più sostenibile del turismo (per evitare di diventarne vittime), iniziare a ripensare, tutti insieme, operatori del turismo e non, che cosa vogliamo e possiamo fare per il territorio. Oggi è più che mai necessario ragionare in termini nuovi e secondo logiche diverse, anche creative, di rottura.

Il turismo tradizionale c’è e continuerà ad esistere, però, a fronte dei cambiamenti in atto, è importante aprirsi (e aprire i territori) alle nuove realtà, al cambiamento, innovarsi e lavorare in rete. Il rischio altrimenti è che l’offerta ristagni e il settore invecchi più velocemente delle sue capacità di rinnovamento. Il mondo (del turismo) è cambiato drasticamente negli ultimi anni: possiamo scegliere di leggere tali cambiamenti e provare a governarli, oppure restarne vittime.

Durante questa decima edizione del Festival IT.A.CÀ, realizzerete diverse iniziative tra cui un itinerario per raccontare la città di Bologna attraverso le voci autentiche di giovani immigrati, richiedenti asilo e rifugiati che hanno trovato ospitalità all’interno delle sue mura. Quali aspetti peculiari della città e dei suoi abitanti ritenete possano emergere dai racconti che ascolteremo? Pensate sia possibile abbattere almeno in parte le barriere psicologiche che, in modo semplicistico e unilaterale, inducono le masse a rendere lo straniero come capro espiatorio di ogni problema della società?  

Ci sono molto modi di immaginare e narrare una città. Tutto dipende dal punto di vista che si adotta. Questo può essere anche molto diverso da quello del nostro vicino di casa, magari di altra nazionalità, con un background culturale differente. Eppure tutti viviamo la stessa città, attraversiamo le stesse strade, e ci sediamo sugli stessi gradini. La città ci accomuna. Partendo da questo comune denominatore, il progetto Sguardi Diversi (sabato 26 maggio h14) vuole indagare sulle ‘altre narrazioni’, dando soggettività e voce a chi spesso è, viceversa, oggetto del racconto (spesso pretestuoso e miope, o deliberatamente ignorante e xenofobo).

L’integrazione passa anche attraverso gli spazi, dove le culture e gli sguardi differenti si incontrano (o almeno dovrebbero). Comprendere e capire questi spazi, attraverso le narrazioni de “l’altro” che li vive, è un modo per entrare in contatto con la diversità, patrimonio anch’esso insieme alle nostre Chiese, Musei, Torri. 

Cosa vi aspettate, più in generale, dalla partecipazione al Festival IT.A.CÀ? Quale messaggio vorreste lanciare?  

Il festival sarà un momento importante non solo per farci conoscere ma anche per incontrare e collaborare con tante altre realtà giovani come la nostra, impegnate in un settore come il turismo sostenibile. Ci saranno momenti di confronto e condivisione che possono aiutare a crescere e speriamo di riuscire a creare anche nuove collaborazioni sul territorio (d’altronde come è già avvenuto in fase di co-progettazione e preparazione all’edizione di quest’anno).

Crediamo che il valore aggiunto di IT.A.CÀ sia la sua capacità di fare rete, e riuscire a riunire realtà anche molto diverse tra loro, ma che abbracciano una visione condivisa rispetto al futuro.

Siamo convinti del fatto che un altro modo di fare turismo, e promuovere il territorio, non sia solo possibile ma anche, e soprattutto, necessario. IT.A.CÀ rappresenta per noi un punto di partenza più che di arrivo.  

Ringraziamo Alessandro Ferrari, Emmanuele Boschetti e Giovanni Bottari che hanno deciso di raccontarsi nel nostro blog e quindi non resta che aspettare il festival bolognese per conoscerli meglio, intanto buone camminate 🙂

Blog IT.A.CÀ
Irene Pinto

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