«La nostra vita sta dentro qualcosa di più ampio e duraturo». Intervista a Paolo Ciampi, scrittore e viaggiatore responsabile.

Cari amici viaggiatori e amiche viaggiatrici oggi siamo in compagnia dello scrittore e viaggiatori Paolo Ciampi. Autore di oltre 20 libri, giornalista, nonché direttore dell’Agenzia di Informazione e Comunicazione della Regione Toscana, Paolo Ciampi ama definirsi “un uomo in viaggio” laddove il viaggio, però, è da associarsi prima alla concezione del tempo che a quella dello spazio.

Come si legge nell’intervista:

«il tempo del viaggio è tempo tutto per noi, tempo da sfruttare, da vivere lentamente calandosi in quella dimensione di lontananza che implica una distanza dalle abitudini e dalla quotidianità per scoprire, prima di tutto, un diverso modo di essere e, secondariamente, un diverso modo di viaggiare».

Vero e proprio simbolo del turismo sostenibile e responsabile, Paolo Ciampi non poteva non partecipare alla 9° edizione di IT.A.CÀ: l’appuntamento con lui è sabato 20 maggio alle 18.00, presso le Serre dei Giardini Margherita per la  presentazione del libro Per le foreste sacre. Un buddista nei luoghi di San Romualdo e San Francesco, edito da Edizioni dei Cammini 

Giornalista e scrittore, direttore dell’Agenzia di informazione e comunicazione della Regione Toscana, appassionato di viaggi a piedi e in bicicletta. Come ama definirsi Paolo Ciampi?

Mi verrebbe da rispondere come Fernando Pessoa, il poeta portoghese delle identità incerte e degli infiniti io che siamo noi: «sono variamente altro da un io che non so se esiste». Lavoro da molti anni come giornalista, ma con crescenti perplessità sul senso di questa professione. Ho pubblicato più di venti libri e faccio ancora fatica a considerarmi uno scrittore. Ho sempre per la testa qualche viaggio, però mi domando se i viaggi più belli non siano quelli che mi allontanano con la fantasia… Se proprio devo, provo a definirmi “un uomo in viaggio”. Metaforicamente, perché punto sempre a qualche altrove, reale o immaginario. Ma sempre più anche con i miei passi o in sella a una bicicletta. Un modo magnifico non solo per conoscere luoghi che i più saltano con l’indifferenza della velocità. In realtà, è in questo modo che ridefinisco le priorità della mia vita: abbandonando dietro me, come foglie che cadono, tante cose che non contano come ci vorrebbero far credere.

Cos’è il “viaggio” e cosa occorre per partire? Può indicare 3 elementi (ideali e non) da mettere nello zaino per intraprendere un nuovo percorso?

Di solito si associa l’idea di viaggio allo spostamento fisico, ma prima ancora che “spazio” per me il viaggio è “tempo”. Tempo diverso dal solito, tempo che ci appartiene e che bisogna mettere a frutto: cosa che non vuol dire stiparlo. Piuttosto, si tratta di viverlo pienamente. E questo esige una buona lentezza.

Nello zaino metterei almeno un buon libro a tenerci compagnia, un taccuino per fissare emozioni e pensieri – buon modo per darci profondità – e una bella dose di curiosità: a fare la differenza sono le domande che ci poniamo e la voglia di spingere lo sguardo laddove è meno scontato.

Senza preoccuparci di quanto si sia davvero lontani da casa, tanto non è mai una questione di chilometri. In un altro libro recente – Tre uomini a piedi – ho raccontato la Via degli Dei da Bologna a Firenze. Per un anno con gli amici avevo fantasticato su spedizioni in altri continenti, poi è questo il viaggio che abbiamo fatto. Non è stato un ripiego, ma uno dei viaggi che mi ha portato più distante da casa.

Sabato 20 maggio presenterà a Bologna il suo ultimo libro, Per le foreste sacre. Un buddista nei luoghi di San Romualdo e San Francesco, le chiediamo che ruolo gioca la spiritualità nell’attraversamento del bosco.

Certo è più facile se il tuo cammino ti porta in foreste quali quelle del Casentino, che sono il cuore verde di Italia, ma anche il cuore della spiritualità medievale, con luoghi quali Camaldoli e La Verna. Ma ogni bosco sembra fatto apposta per innescare un dialogo interiore sulle grandi questioni della vita – e naturalmente anche della morte.

Oggi si parla tanto dei cammini dei pellegrini – la Francigena o Santiago de Compostela – e per essi è evidente il richiamo alla spiritualità. Eppure a me basta un bosco dietro casa.

Basta per sperimentare la stessa esperienza del grande ecologista americano John Muir: Poi d’un tratto perdete consapevolezza della vostra esistenza separata; vi fondete nel paesaggio, e diventate un tutt’uno con la Natura. Non importa quale sia il nostro rapporto con la religione o con le religioni: se nel bosco ci inoltriamo con umiltà, direi anche con sincerità, scopriamo che la nostra vita sta dentro qualcosa di più ampio e duraturo.

Reputa importante parlare di turismo sostenibile nell’Italia del 2017? E cosa si aspetta dalla nona edizione di IT.A.CÀ?

L’importante sarà parlarne anche dopo il 2017 e più che parlare, praticarlo e porre le condizioni perché sempre più sia praticato. In ogni caso sarà sempre troppo tardi. Da mangiarci le mani: è  come se il nostro paese inseguisse ancora la chimera di uno sviluppo che ormai abbiamo alle spalle, che non ritornerà più e che è bene non ritorni più per i costi ambientali e sociali che implica.

Il turismo sostenibile disegna un’altra Italia, con altre scelte e valori, con un’altra capacità di valorizzare un immenso patrimonio di qualità, bellezza, competenza. Ed è evidente che per esserci turismo sostenibile ci devono essere parchi e ciclabili, prodotti tipici per il nostro appetito ed eventi culturali per la nostra testa, borghi antichi da scoprire e buona aria da respirare. Però vorrei direi anche: il turismo sostenibile fa bene all’Italia, ma prima di tutto fa bene a ognuno di noi. Se non lo abbiamo ancora fatto sperimentiamolo già quest’estate: perché no, magari nei luoghi meravigliosi dell’Appenino che vuole risorgere dopo i terremoti.

Per quanto riguarda il Festival, mi aspetto che IT.A.CÀ faccia già quello che sta facendo e che lo faccia ancora di più: che sia contenitore di idee ed esperienze, ma anche punto di partenza, luogo dove nascono relazioni e progetti. È l’idea della rete – quella rete che anch’io cerco di coltivare con tanti incontri in giro per l’Italia, con la presenza sui social e con due blog, I librisonoviaggi  e  Passi e parole. I festival contano per quello che riescono a mettere in movimento una volta che sono finiti. Per questo IT.A.CÀ conta molto, moltissimo.

Ringraziamo Paolo Ciampi per le sue belle parole e non resta che dire buon viaggio come sempre e ci vediamo a IT.A.CÀ 🙂

Rubrica “In viaggio verso IT.A.CÀ”
Chaira La Piana

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