“Chi è Bologna”: una mostra fotografica per raccontare i migranti

Cari amici e amiche,

oggi nel nostro blog IT.A.CÀ, siamo andati a esplorare, in compagnia della nostra intervistata Valentina Iadarola, il lavoro della Cooperativa Sociale Arca di Noé, e soprattutto, la rassegna fotografica “Chi è Bologna”, organizzata e curata per raccontare i migranti che vivono in città.   

Arca di Noè è una cooperativa sociale impegnata nell’inserimento lavorativo di persone in difficoltà e nella protezione, accoglienza e integrazione di richiedenti asilo e rifugiati.

Un team di operatori professionisti è impegnato nella gestione di servizi di accoglienza e protezione (tra i quali l’accoglienza nel progetto SPRAR, in cui è impegnato da quasi 10 anni, e nell’Hub regionale da 3 anni) garantisce supporto legale, sostegno psicologico,  conoscenza del territorio, insegnamento della lingua italiana, orientamento formativo e inserimento lavorativo. 

Dalla sua nascita, nel 2001, Arca di Noè ha sempre collaborato con istituzioni, associazioni e realtà del terzo settore in interventi per l’inclusione e l’autonomia con grande attenzione al territorio e alla comunità.

Come è nata l’idea della mostra “Chi è Bologna”? Qual è il suo scopo?  

Lo scopo della mostra Chi è Bologna è quello di mostrare la quotidianità delle persone accolte, per recuperare la loro dignità umana, dentro e fuori dai centri di accoglienza, così da mettere in luce la loro appartenenza alla città di Bologna, nonostante spesso siano rappresentate  come persone invisibili o di passaggio. Si vuole mettere in evidenza il lavoro di empowerement delle persone portato avanti dalla cooperativa nei centri, dando risalto all’incontro tra i mondi, tra le persone all’interno dei centri e con le persone fuori, quindi con la cittadinanza.

Come la mostra ritrae la relazione tra migranti e bolognesi?  

La campagna “Chi è Bologna” è concepita per sfidare il pregiudizio in favore della conoscenza.

Il  ritratto dei protagonisti permette di compiere un passo per superare la distanza e scoprire chi sono: i loro nomi, le provenienze, le loro competenze e le loro aspirazioni per integrarsi, attraverso il lavoro, in una società che proprio nel lavoro vede uno dei suoi principi fondanti.

La campagna, ideata e realizzata in collaborazione con Il Maestro e Margherita fotografia, ritrae i volti di 10 persone, ospiti presso centri di accoglienza del territorio bolognese, che vengono ritratte in una duplice versione: enigmatica la prima e inserita nel contesto cittadino la seconda.

Come viene declinata l’accoglienza a Bologna per migranti e viaggiatori?  

Bologna è la città laboratorio dell’innovazione o la città delle vecchie cartoline? E’ la città da visitare vagando sotto i portici o la meta anelata e raggiunta dopo un lungo cammino? E’ la città autentica ed accogliente o è la città che innalza muri per nascondere le proprie paure?

Bologna è la città che rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina i suoi abitanti la attraversano e contribuiscono a trasformarla. Raja, Arta, Blessing, Rita, Yankuba, Sulayman, Cisse, Ouattara, Eric, Akbar, Hakim, Saran, Gassim sono tra questi: persone con storie e provenienze diverse, ma che vivono a Bologna e condividono lo stesso desiderio di partecipare alla sua trasformazione.

Ma chi sono queste persone? Da dove vengono? Cosa vogliono? Sono solo alcune delle domande alle quali, alcuni, rispondono con diffidenza e paura.

Le istituzioni Bolognesi si mostrano propense a sviluppare e implementare politiche d’accoglienza?  

Le istituzioni Bolognesi in questi anni hanno dato prova di grande lungimiranza proponendo politiche di accoglienza e integrazione coraggiose; basti pensare al bando metropolitano per un grande progetto SPRAR su questo territorio, a cui si sta lavorando proprio in queste settimane. In un contesto fertile e accogliente, quindi, è nata la campagna fotografica che è stata sviluppata in coerenza con la proposta lanciata dal Comune con il progetto “è Bologna”, allargando ai nuovi cittadini il messaggio di appartenenza alla città e raccontando così le molteplici forme e facce di Bologna.

C’è sempre stato grande sostegno da parte delle istituzioni locali nello sviluppare un lavoro articolato e complesso, sia dal punto di vista organizzativo e gestionale che nel supportare iniziative di promozione culturale. La campagna fotografica è stata, infatti, ospitata presso il Cortile d’onore di Palazzo d’Accursio e durante il Festival IT.A.CÀ, sarà inaugurata il 19 maggio h 19.00 presso Urban Center di Bologna (piazza Nettuno 3) e sarà aperta al pubblico fino al 28 maggio  > info qui 

Secondo te perché la mostra si sposa con la filosofia del Festival IT.A.CÀ? Qual è il filo conduttore? C’è un obiettivo comune?  

Il sottotitolo “migranti e viaggiatori” del Festival IT.A.CÀ si riferisce ad una comune esperienza del viaggio: quella di chi è costretto a partire senza una prospettiva di ritorno immediato e quella di chi invece sceglie di muoversi per godere di esperienze nuove. Credo che il valore di questo Festival sia nella sua capacità di esplorare le svariate dimensioni del viaggio e di esplicitarne le motivazioni e prospettive.

Ringraziamo Valentina Iadarola, e l’Arca di Noè.
Vi aspettiamo al festival IT.A.CA di Bologna dal 19 al 28 maggio 2017 e come sempre buon viaggio!  

Blog IT.A.CÀ
Silvia Lazzari

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