Turismo scolastico come occasione di formazione e apprendimento (di Prof. Carlo Cencini)

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Oggi all’interno del nostro appuntamento con la rubrica “In viaggio verso IT.A.CÀ” siamo in compagnia del professore Carlo Cencini, già ordinario di Geografia presso l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna fino al 2012. Già direttore dell’Istituto di Geografia e coordinatore del Dottorato di Ricerca in “Qualità ambientale e sviluppo economico regionale”. È condirettore della rivista “Natura e Montagna” e responsabile della collana di Geografia della Pàtron di Bologna. È autore di circa 200 pubblicazioni su: il rapporto economia-ambiente, lo sviluppo sostenibile, la conservazione della natura, il turismo sostenibile, ecc.

In questa occasione ha fatto parte della giuria del concorso “Una gita responsabile: concorso a premi per le scuole secondarie di I e II grado nella provincia di Bologna“, abbiamo scelto di intervistarlo per approfondire il tema del turismo responsabile scolastico legato alle gite, dove il valore formativo del viaggio d´istruzione viene inteso come momento di arricchimento culturale, umano e professionale. Una scuola che voglia inscrivere la dimensione formativa del viaggio nel proprio progetto formativo può ricorrere a svariate soluzioni: farne un’area di progetto, declinare un apposito spazio progettuale entro la quota di curricolo locale, organizzare viaggi secondo i principi del turismo responsabile, ritagliare appositi spazi di approfondimento nell’ambito della didattica disciplinare. Il turismo scolastico, dunque, non solo in quanto gita o visita guidata, ma anche come occasione di formazione e apprendimento curriculare.

Che cosa serve di più ai ragazzi per capire che cosa è il turismo responsabile?

Rendersi conto, prima di tutto, dei limiti e delle contraddizioni del turismo tradizionale o di massa: gli impatti ambientali (inquinamento, degrado, traffico, cementificazione delle coste, ecc.), gli impatti socio-economici (perdita identità, abbandono stili di vita, turismo sessuale…) e gli impatti economici (aumento prezzi, stagionalità, nessun vantaggio per le comunità locali). In secondo luogo scoprire i vantaggi del turismo responsabile (o forme simili come ecoturismo, turismo sostenibile, ecc.): rispetto e salvaguardia dell’ambiente, rispetto e della cultura tradizionale delle popolazioni locali; possibilmente, partecipazione attiva delle popolazioni locali e condivisione dei benefici economici derivanti dal turismo.

Che cosa hanno veramente imparato i ragazzi da questo concorso?

Prima di tutto l’interesse per località minori e per i viaggi in periodi meno consueti. Inoltre ha fornito l’occasione per una conoscenza genuina di un territorio, per comprendere il vero significato dei luoghi visitati, anche attraverso il dialogo con alcuni dei suoi abitanti. Sono elementi che danno autenticità al viaggio e ne slegano l’organizzazione dalle mete solitamente più gettonate. Ma anche il fascino del confronto con l’alterità, con il diverso, con tutto ciò che non è conosciuto. L’incontro e il dialogo con la gente del luogo è un’esperienza decisiva; nei viaggi turistici raramente avviene.

In altre parole è un’occasione per imparare a viaggiare e, soprattutto, imparare a vedere il mondo con occhi diversi. Diceva Marcel Proust: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. 

Serve che i ragazzi siano fruitori di una gita responsabile o serve di più che la inventino come autori?

La gita scolastica è uno dei momenti ludici più attesi dell’anno scolastico. Le motivazioni sono principalmente di carattere relazionale, ovvero la possibilità di vivere con i propri compagni un’esperienza capace di rafforzare il legame di amicizia. Sovente manca la coniugazione con le potenzialità didattiche della gita, spesso deluse da un “trito rituale di torpedoni, musei, ristoranti e alberghi qualsiasi”. Il coinvolgimento e la condivisione della preparazione del viaggio con i ragazzi è fondamentale. Una sfida ancor più avventurosa è quella di consegnare, almeno in parte, l’organizzazione pratica della gita agli stessi studenti: una scelta difficile ma foriera di grandi soddisfazioni. In questo modo i ragazzi chiedono e cercano informazioni non soltanto sugli aspetti logistici del viaggio (trasporto, ristoranti, alberghi), ma anche sul contesto, sulla storia, sulla società, sulla natura, sulle peculiarità e sullo spirito del luogo che si intende visitare, come i prodotti e le manifestazioni che siano espressione autentica della cultura locale (artigianato, gastronomia, arte).

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Potrebbe migliore il loro curriculum scolastico?

Certamente sì. Un elemento che conferisce qualità alla gita scolastica é il momento della rielaborazione dell’esperienza. È importante che il vissuto della gita sia oggetto di successive riflessioni nelle ore in classe. Si tratta di un passaggio che stimola a non considerare il viaggio come un momento isolato e distante dai propri vissuti e incoraggia a mantenere le relazioni iniziate nei giorni di gita.

Come il turismo responsabile potrebbe essere un acceleratore di sviluppo economico?

Il turismo responsabile prevede il coinvolgimento delle popolazioni locali nella gestione d’imprese e servizi turistici e in questo modo può portare beneficio alle comunità locali (e quindi alle famiglie). E’ questo un aspetto particolarmente importante per le comunità locali dei paesi in via di sviluppo (per le quali si parla di turismo equo-solidale).

Seminario e proclamazione dei vincitori: “Una gita responsabile: organizzato da Associazione YODA e Cospe onlus in collaborazione con la Provincia di Bologna all’interno della VI Edizione di IT.A.CÀ 2014 (28 maggio 2014 -Bologna). Il video è stato realizzato da CodecTV.

Scarica la Carta del Turismo Scolastico —-> Carta del Turismo Scolastico

Rubrica “In viaggio verso IT.A.CA”
Francesca Panizzolo

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