In viaggio verso IT.A.CÀ con Rocco Fermo

Buongiorno a tutti viaggiatori: oggi per la rubrica abbiamo intervistato un caro amico Rocco Fermo – lucano di origine, ma cittadino del mondo nei fatti.

Rocco è una persona intraprendente che dopo la laurea in giurisprudenza e un master in Cooperazione allo Sviluppo Sostenibile ed Aiuti Umanitari, ha iniziato a viaggiare e a dedicare la propria vita agli altri lavorando in moltissime organizzazioni non governative ed enti internazionali; il suo amore per la Spagna ha fatto si che fosse scelto tra tanti per presentare un programma di viaggi “De fiesta en fiesta” ambientato in Extremadura. Oltre a questa simpatica esperienza è stato osservatore umanitario internazionale in Colombia e ha curato vari progetti internazionali in Centro America e nei Caraibi.

Dice spesso: “El sentido de la vida es cruzar fronteras!!!!” ed è proprio quello che cerca di fare… attraversa i confini per crescere, maturare, acquisire conoscenze: questo per lui è il senso della vita!

1. Secondo te c’è differenza tra turista e viaggiatore? In che consiste?

Nel film di Bernardo Bertolucci “Il tè nel deserto”, ci sono un paio di battute a questo proposito che mi piacerebbe condividere con tutti voi perché penso siano la chiave di lettura della differenza su indicata. Il film del 1990 è ambientato in Marocco, nel primo dopoguerra, ed è la storia di tre statunitensi che viaggiano in cerca di emozioni, sembra incarnino appunto il prototipo di viaggiatore. Assolutamente non si sentono turisti, anzi, si pregiano di non esserlo: perché il turista secondo loro, e anche secondo me è colui che “mentre viaggia pensa al ritorno”. Loro invece, a casa pensano di non tornarci affatto. Questa frase però non deve essere presa alla lettera, bensì è necessario considerare solo lo spirito col quale deve essere interpretato il viaggio, ossia come un confronto con le popolazioni e i luoghi con i quali si entra in relazione. Il viaggio non termina quando esso finisce, pertanto il viaggiatore è colui che resta in viaggio sempre se lo fa con questo spirito che lo arricchisce continuamente.

Un’altra importante differenza tra turista e viaggiatore sta nel fatto che “il primo accetta la propria forma di civiltà senza discutere”; non così il viaggiatore, che la paragona appunto con le altre, e respinge però quegli elementi che non trova di suo gusto”. A mio avviso è chiaro che questa differenza marca la crescita che può darti un’esperienza di viaggio.

2. Cosa significa, per te, viaggiare responsabile?

Ryszard Kapuściński, il mio guru e maestro di viaggio diceva che il senso della vita è varcare frontiere, per me viaggiare in modo responsabile è proprio questo: scoprire posti nuovi, venire a contatto con gente e culture diffrenti, conoscere modi di vita diversi, aprirsi alla nuova cultura che si sta scoprendo non solo attraverso gli occhi ma con tutti gli altri organi di senso, perciò assaporare le loro prelibatezze culinarie, confrontarsi con le persone del posto, sentire i profumi dei loro mercati e certamente lasciarsi trasportare dalle loro tradizioni e costumi. Secondo me questo è turismo responsabile in quanto ciò permette al viaggiatore di lasciarsi inebriare da ciò che trova nel posto anziché da ciò che è stato “portato dall’ occidentale”, rispettare e salvaguardare ciò che si visita nella loro genuinità.

3. Come può il turismo responsabile contribuire allo sviluppo economico e sociale di un territorio?

Sono sicuro che praticando questo tipo di turismo è facile aiutare la gente del posto a creare un futuro migliore per il loro territorio perché “consumando” ciò che si trova sul posto permette alle popolazioni locali quello sviluppo economico e sociale che molte volte noi occidentali vogliamo esportare a tutti i costi. Dormire in una capanna di canna di bambù piuttosto che in un resort europeo nei Caraibi oppure bere rum locale piuttosto che whisky importato o ancora viaggiare in sella ad un cammello anziché pretendere a tutti i costi un 4×4 è turismo responsabile.

4. Come dovrebbe essere utilizzata la creatività per promuovere il turismo responsabile in piccole comunità, città o grandi metropoli?

Credo che nella stessa domanda c’è già la risposta…. creatività è inventarsi regole nuove ed alternative perciò investire sulle risorse naturali ed umane presenti nei territori stessi che stuzzicano e incuriosiscono coloro che usufruiranno di tale servizio. Se domani dovessi partire per Hong Kong e mi proponessero una volta arrivato li partecipare ad un tour alternativo per visitare i numerosi grattacieli del centro in mongolfiera anziché in elicottero sarebbe un bell’ esempio di creatività per promuovere il turismo responsabile in quanto rispettoso dell’ecosistema ambientale del posto.

5. Daresti un consiglio ai viaggiatori che ci stanno leggendo su come prepararsi al meglio per affrontare il viaggio?

Quando ho cominciato a viaggiare era un obbligo per me farlo con una guida…. non iniziavo il viaggio senza sapere che c’era da visitare, dove dormire, cosa mangiare etc etc poi col tempo e tanti viaggi ho preferito adottare una tecnica nuova per scoprire il mondo, lasciarsi trasportare, arrivare nei luoghi del viaggio e iniziare da li l’avventura anche sbagliando magari, ma con quell’entusiasmo e quella curiositá che sicuramente avrebbe dato piú senso a quello che stavo facendo. È questo il consiglio che darei ai miei compagni viaggiatori! Ahh e un’ultima cosa, viaggiate anche se siete soli, durante quell ’avventura sarà molto più facile conoscere altre persone, vi assicuro che se siete persone “open mind” e con curiosità non starete mai soli!

La mia canzone preferita in viaggio é: “Wish you were here” dei Pink Floyd

Questa foto è stata scattata con David in una comunità garifuna del nord dell’Ecuador precisamente a Colon Eloy nella provincia di Esmeralda nell’agosto del 2007.

Rubrica “In viaggio verso IT.A.CÀ”
Angela Pizzi

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