Senso dei luoghi: viaggio tra gli edifici in disuso e il loro recupero!

“PENSA insediamenti industriali non più utilizzati E IMMAGINA strutture di utilità sociale. TROVA zone commerciali sovradimensionate e semivuote E CREA nuove destinazioni d’uso a misura d’uomo. INDIVIDUA aree e infrastrutture inutili E PROGETTA zone pedonali, aree verdi e parchi giochi”.

Così viene introdotta dal WWF la campagna “Riutilizziamo L’Italia”, lanciata nel giugno del 2012 per promuovere il contenimento del suolo con il recupero, il riuso, la riqualificazione e la riattivazione di aree o edifici in disuso. In Italia vi è una elevatissima quantità di edificato completamente inutilizzato e questo grava fortemente sulle potenzialità di una nazione, per tale motivo è importante pensare ad una riqualificazione, ad un recupero che veda la partecipazione dal basso delle comunità, che riesca a rappresentare non più un peso ma una risorsa che garantisca non solo il migliore impiego di risorse economiche, ma anche di capitale umano, che garantisca qualità ambientale nonché culturale, che stimoli la fantasia e le azioni creative.

La vita urbana infatti è divenuta l’esempio paradigmatico di una crescita economica che si è basata in questi anni sul degrado relazionale e ambientale; le relazioni richiedono prima di ogni cosa spazi comuni di buona qualità; Le aree dismesse devono rappresentare un’opportunità per creare centri di aggregazione e poli relazionali.  

Vari sono gli esempi di aree completamente dismesse e abbandonate che, a seguito di una massiccia riqualificazione urbana, sono riuscite a riemergere e a trasformarsi in zone turistiche. In Germania, negli anni ’80, è stato messo a punto il piano di riconversione dell’area della Rhur, una regione ricca di giacimenti minerari e di impianti siderurgici con circa 6000 ettari di impianti industriali dismessi. A seguito dell’intervento dello stato e grazie all’attivazione di fondi europei, nel 2010 Dortmund è divenuta capitale europea della cultura e molti luoghi della città sono stati trasformati in percorsi museali. Duisburg, un altro porto per il trasporto di minerali, nella parte nord, è stata trasformata in un grande parco naturale mentre Bilbao, è riuscita a riconvertire un’area completamente devastata dall’inquinamento, in un museo che attira all’incirca centomila visitatori ogni anno.

Un altro esempio di riappropriazione di spazi dismessi è rappresentato da Christiania, un quartiere di Copenaghen, fondato nel 1971 da un gruppo di hippie che, dopo aver occupato una base navale dismessa, l’hanno proclamata “città libera” guidata da una legislazione interna. Oggi questo quartiere è divenuto una meta turistica che conta circa un milione di visitatori ogni anno. Al suo interno vi sono negozi di ogni genere, bar, ristoranti nonché asili, gallerie d’arte.

Di tutto questo abbiamo parlato a Bari, durante il progetto Standbylding, due giornate di workshop, organizzate da Small (Soft Metropolitan Architecture & Landscape Lab), durante le quali ricercatori e collettivi provenienti da tutta Italia hanno messo a confronto le proprie esperienze per la realizzazione di strategie comuni di riuso degli spazi in standby.

Giacomo Zaganelli (Artista) ha realizzato la “mappa dell’abbandono” in Toscana, un censimento dei luoghi abbandonati presenti nel territorio.  Alcuni sono antichi edifici storici mentre altri simboli di vecchie realtà industriali che stanno ormai scomparendo dalle nostre città. Il progetto è nato dalla mappatura del territorio di Firenze e si è velocemente espanso a quello toscano. La volontà è quella di far prender maggior consapevolezza ai cittadini dell’enorme mole di edifici abbandonati e delle possibilità che questi offrono per progetti sociali, culturali e artistici. L’artista è inoltre fondatore di Esibisco, un laboratorio che vede l’incontro di esperti di arte, cultura, design, attenti alle tematiche sociali e ambientali e che ha il fine di creare eventi a basso costo ma dal forte contenuto emozionale, organizzati in luoghi dimenticati, meno vissuti.
Ciò che Giacomo chiama “Non Luoghi”, rifacendosi a Marc Augè e descrivendoli come quegli spazi nei quali milioni di individui si incrociano, camminano, senza però entrare mai in relazione, né tra di loro né con il luogo stesso. Posti vissuti ma senza alcuna identità, che restano sterili, freddi, nei quali nessuno si ferma a riflettere, luoghi di passaggio che restano anonimi, spersonalizzati. L’idea di Esibisco è proprio quella di riappropriarsi di questi luoghi e coinvolgere la comunità per riscoprire insieme la bellezza delle relazioni e del vivere quotidiano trasformando nel contempo la città in una sorta di “museo sperimentale all’aperto”. Così è nato il progetto “Non a tutti piace l’erba” attraverso il quale è stata rivitalizzata temporaneamente Piazza Ghiberti a Firenze, con l’installazione di un prato di oltre 2000 metri quadri trasformando una distesa di cemento in un oasi verde con l’intento di dare nuova vita alla piazza, luogo di incontro per eccellenza, luogo delle relazioni umane.

Sempre a Firenze opera Spazi Docili, un progetto attraverso il quale vengono utilizzati linguaggi artistici per creare un nuovo immaginario connesso ai luoghi e al loro utilizzo cercando di mobilitare la comunità e formarla per una nuova gestione degli spazi e verso la pianificazione di una sana vita culturale.

Christian Costa (Artista) descrive questi luoghi come “Pezzi di città abbandonati, negletti, ignorati. Edifici storici murati, giardini monumentali divenuti terra incolta, strutture industriali fatiscenti, luoghi di cultura lasciati morire. Qui il potere, divenuto alterità inconoscibile, ci osserva. Il potere di ignorare o di riqualificare, di cambiare comunque la vita delle comunità. Non siamo noi a guardare questi spazi, sono essi a guardare noi e ad imbarazzarci, a schiacciarci”. Alcuni luoghi vengono completamente svuotati di identità così com’è successo con il convento di Sant’Orsola, un edificio fondato nel 1309 che si trova nel pieno centro di Firenze e che negli ultimi due secoli ha svolto le funzioni di scuola di equitazione, Manifattura Tabacchi, ricovero per sfrattati, Opera Universitaria. Nel 1985 nasce l’idea di realizzarvi una caserma della Guardia di Finanza ma i lavori di ristrutturazione vengono interrotti nel 1990; da questo momento l’edificio viene reso completamente inaccessibile e reso una sorta di relitto presente ma rimosso dall’immaginario collettivo. 

Nel 2009 Spazi Docili, un progetto curato da Fabrizio Ajello (Artista) e Christian Costa,  con l’aiuto dell’associazione “insieme per San Lorenzo” e la partecipazione della comunità del quartiere, ha creato una statua con oggetti riciclati (La statua di Sant’Orsola) e l’ha portata in processione per le vie della città trasformandolo da medium sacro in medium sociale e politico per riportare la questione all’attenzione dei media.

Oltre a questi due interventi vi sono state altre proposte brillanti di cui vi parleremo prossimamente.

Nel frattempo vi lasciamo ad una riflessione, cosa possiamo fare noi cittadini per il recupero di tali spazi? Come rendere il territorio reattivo e come allontanarsi dal modello asettico di città?

Rubrica “In viaggio verso IT.A.CÀ”
Angela Pizzi

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